Ferrario: “Ai miei tempi c’era una passione diversa. Il Napoli ha saputo costruirsi una storia grazie a Diego”
Moreno Ferrario, ex calciatore e capitano azzurro, è intervenuto a ClubNapoli AllNews su TeleclubItalia. Queste le sue dichiarazioni ai nostri microfoni: “Credo che solo chi non ha mai giocato o non ha mai vinto nulla può pensare che la coppa Italia sia una cosa di secondo piano. Io ho avuto la fortuna di vincerla e so cosa vuol dire. Con un allenatore così penso che il Napoli sia in grado di poter passare il turno; è chiaro che, essendo una partita secca, rischi in ogni caso, ma anche facendo giocare le seconde linee il Napoli è favorito. Quell’anno ne vincemmo tantissime per arrivare alla Coppa, ma soprattutto facemmo più di 40 gol e ne prendemmo davvero pochi. Il mister ci lasciava confrontare e decidere chi sarebbe dovuto scendere in campo, anche se veniva data la precedenza a chi in campionato aveva meno spazio. Il calco moderno è diverso, ma è impossibile che un calciatore non sia capace di disputare due partite in una settimana. Essere forti non vuol dire per forza investire tutte le forze nel correre dietro una palla. La mia fortuna è stata quella di far parte del Napoli nel suo periodo più importante. Qui ormai si fanno troppe polemiche, il Napoli è una squadra che ha vinto due scudetti grazie a Maradona e a tutto il contorno, è diventata antipatica e si è costruita la sua storia. Non parliamo di un club titolato come gli altri, ma qui sta la vera grandezza, nel saper rimanere sempre competitivo. Uscire dalla Champions non è stato un buon motivo per mettere zizzania e destabilizzare l’ambiente, non mi sembra un trauma se poi si può ancora vincere la Coppa Italia o l’Europa League.Perché la coppa Italia è sottovalutata? Perché non da soldi ovviamente e non ha il giusto valore. Non è giusto che le squadre di serie A entrino dopo in competizione. Se il Napoli non fosse mai riuscito a vincere uno scudetto sarebbe stato un delitto. Non esisteva l’allenamento a porte chiuse, io quello stadio l’ho visto pieno ogni giorno. All’epoca c’era la passione, vivevamo la città, non ci blindavamo in casa. Non solo quando vincevamo, noi la gente la sentivamo dalla nostra parte fino al 90’ e questo ti aiutava a crescere come persona. Strinic? Criticare è facile. Il Napoli in questi 2 anni ha preso calciatori che non sono top-player ma che si rendono utili. Se un giocatore sta bene in una città migliora sicuramente, quindi mi fido del lavoro di De Laurentiis che non butta i soldi ma fa sì che il Napoli rimanga competitivo. Io sono milanese ma con i napoletani ho avuto e ho un bellissimo rapporto”.