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La Juve vince, ma Napoli urla

napoli-juve  higuain protestaPiù che la rivincita di Doha, perché a Torino avrebbero piazzato la Supercoppa subito nel ripostiglio anziché farla passare per piazze o stadi, è l’interruzione della vacanza per i rivali della capolista. Il Napoli scende a tredici punti di distanza, la Roma a tre, il successo al San Paolo dopo quattordici anni è una dimostrazione che il cuore di carta nei secondi tempi dell’ultimo mese, vedi le rimonte subite da Samp, Napoli e Inter, è stato riposto nell’armadio come si mettono in un posto dimenticabile le cianfrusaglie natalizie. Non è la Juve calpesta rivali di inizio torneo, ma nemmeno quella che lascia metà corrida agli altri: subisce e riparte, può regalare il pari nel recupero ma butta dentro il tris un attimo dopo. Si rientra nell’ordinarietà, questo è l’avviso di Allegri, che si rimette al centro dei pensieri scudetto con il titolo d’inverno anticipato. E la crescita caratteriale dimostrata qui può servire per l’allungo: mentre i romanisti viaggeranno tra Palermo e Firenze nelle prossime due gare, la Juve attenderà comoda l’accoppiata veronese, con Hellas e Chievo di fila a Torino.
I MOTIVI Dietro al risultato, spietato, c’è una diversità di reazione all’errore. Perché a lungo non è una partita bella, per una serie di passaggi sbagliati, di lanci nello spazio inabitato. Le prime reti sono i primi tiri in porta di entrambe, dopo mezzora e oltre un’ora. Serve una scultura talentuosa per smuovere i palpiti. La botta al volo di Pogba appartiene a una galleria d’arte, ma viene creata da un tamponamento in area e una respinta sporca. Il francese la lucida, mentre De Guzman poco prima non vi riesce. Perché anche il Napoli ha la sua occasione per il vantaggio e pure questa nasce da una giocata arruffata, con errori bianconeri e tocchi involontari. Però l’esterno di Benitez cattura il cielo buio, mentre Pogba entra nei filmati dei gol d’autore. E poi si va avanti per sterzate, più che per linearità. La Juve sonnecchia su un angolo (pari di Britos)? Il Napoli ricambia subito, perché anche il vantaggio di Caceres arriva da calcio fermo e in leggero fuorigioco (i napoletani sono infuriati). E la mezzora finale è un corpo a corpo fra cambi e modifiche tattiche.
NAPOLI RINCORRE CON MERTENS Quella di Benitez è la sostituzione degli esterni. Quando entra Mertens per Hamsik, con De Guzman centrale, il fianco sinistro diventa incandescente e da lì sgorgano cartellini, corner e susseguente pari. Quando invece debutta Gabbiadini, che rileva Callejon, l’impatto è minore e il Napoli è più confuso. Del duo centrale è Gargano quello che offre più consistenza. Il sudamericano ha spostamenti orizzontali e verticali, va ad attaccare anche Pirlo quando Hamsik si astiene: il Napoli si stringe a 4-4-2 quando non ha il pallone, spera nell’intercetto e nelle ripartenze. Però troppi attori sono sbiaditi: Hamsik, De Guzman, lo stesso Higuain che fa ululare soltanto per una magia finale. Britos non può spingere come Ghoulam, ma almeno segna. Maggio è sottotono. Il migliore rimane così Mertens, che fa cambiare ritmo ai suoi e costringe Allegri a un rimescolamento d’emergenza.
JUVE A CINQUE La Juve cerca spesso di non scoprirsi, di tenere coperti i lati e di evitare la palla buttata che potrebbe far ripartire i rivali. Anche Pirlo non è preciso, però piuttosto del passaggio rischioso nel traffico, quando deve osare mette palla lunga e indirizza la parabola esatta per il raddoppio. Il centrocampo a rombo è spesso una linea 1-3 senza possesso, Vidal gira tutti gli appartamenti del condominio centrale, cerca di rimediare nei recuperi quello che non sa costruire da ipotetico trequartista. A forza di correre arriva a giustiziare il Napoli con la sassata del tris. Caceres, fuori dal 5 ottobre, è fra i protagonisti: non segnava da ottobre 2012 ed è l’unico a tirare due volte, anzi tre perché ci sarebbe un autogol annullato per giusta precedente carica a Buffon. Quando la Juve non sa frenare Mertens, Allegri torna alla difesa a cinque, inserendo Lichtsteiner per Pogba: una mossa che ricorda quella di Conte nel novembre 2011, sempre al San Paolo. Portò alla tripletta di scudetti. Per ora basta il premio di metà campionato: non vale come una coppa, però la Juve riparte.

La Gazzetta dello Sport

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