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Alessi, il mago che ha… portato il mare a Reggio Emilia

Beppe Alessi, maglia granata numero 10 e fascia da capitano: è all’ottava stagione alla Reggiana (foto Santandrea, concessa dall’ufficio stampa A.C. Reggiana)

“Se i tempi non chiedono la tua parte migliore, inventa altri tempi”. Stefano Benni l’ha scritto in epigrafe nel suo romanzo Baol, e Baol è un mago, un mago buono in un mondo pessimo, un mago che ha la fantasia dei rivoluzionari, quella degli anarchici. Beppe Alessi non è un mago, sebbene il suo sinistro nasconda qualche incantesimo, e forse nemmeno un rivoluzionario, anche se il suo è un ruolo da anarchici, il fantasista, quello che divide le folle. Eppure Beppe Alessi, nell’estate del 2007, altri tempi li ha inventati. Torinese, scuola Toro, in dieci anni di professionismo la sua carriera aveva avuto una costante: “Torre Annunziata, Napoli, Livorno, Spezia. Avevo sempre giocato in città di mare e avevo 30 anni quando arrivai a Reggio Emilia. Non dico che mi sentissi fuori luogo, ma mi parve strano. Ero convinto che sarei rimasto poco”. Appunto: alle porte del 2015, Alessi è ancora in Emilia, viaggia verso la presenza numero 200 in granata, è capitano e leader. Il mare, nella sua fantasia, se l’è portato a Reggio.

Alessi, è il suo ottavo anno alla Reggiana. Strana la vita, vero?
“E pensare che avevo dei dubbi. Oggi invece penso che resterò qui anche a carriera finita. E’ una città a misura d’uomo, adatta alla mia famiglia”.

Ricorda il primo giorno granata?
“Sì, arrivai dopo 5 anni a La Spezia, venivo dalla B, la Reggiana era in C2. Furono sensazioni molto particolari: cenai con il ds di allora, Varini, il giorno dopo andai in campo per il primo allenamento. Lì per un attimo pensai alla mia carriera e alle città di mare in cui avevo vissuto, ebbi i primi dubbi. Ma scomparvero presto”.

In pochi conoscono la categoria come lei. Com’è cambiata negli anni?

“A partire dal nome, è davvero cambiato tutto. A livello di calcio giocato, credo sia un po’ scesa la qualità, ma è una inevitabile conseguenza delle regole che si sono modificate anno per anno: devono scendere in campo diversi giovani, una norma che ha senso, ma che porta una minore esperienza e di conseguenza meno qualità”.

Anche a Reggio non s’è fatto mancare niente…
“Presidenti, dirigenti, allenatori, compagni. In otto anni ne ho visti diversi in effetti”.

Tutto cambia, tranne lei.
“Un cruccio però c’è: sono qui da tanto, non sono ancora riuscito a giocare in B con la Reggiana. Vorrei la B anche solo per poter finalmente vedere la maglia granata, il numero 10 e il nome ‘Alessi’ sopra. Sarebbe bellissimo”.

Il 10 però lo indossa comunque.
“Prima di me lo hanno indossato Matteoli, Strada e Futre, il top. Anche solo pensare di essere un loro successore mi rende orgoglioso”.

L’ha indossata anche un campionissimo dei manga…
“Marc Lenders, vero? Lo so bene, ho la sua maglietta!”.

Presenze a tre cifre, lodi, critiche, grandi giocate, gol. Ne scelga uno.
“2009, contro il Real Marcianise. Sono a centrocampo, recupero palla, vedo il portiere fuori porta, tiro. Di destro peraltro. Gol. Non è il più importante (nel 2013 segnò un rigore pesantissimo, quello che salvò la Reggiana ai play out contro il Cuneo, ndr), ma scelgo questo perché gol da centrocampo se ne vedono ben pochi”.

Anche il festeggiamento merita menzione.
“Un ex compagno mi disse ‘siediti’, poi tutta la squadra mi circondò e iniziò ad applaudirmi. Fu molto divertente”. (continua dopo il video)

Lei ha giocato anche nel Napoli in B. Ha qualche rammarico?
“Sono rimasto in rosa due stagioni, in B, probabilmente è un treno che ho perso. Ero molto giovane, ero in una società importante, forse avrei potuto avere spazio anche io. Ma è solo un piccolo rammarico”.

A quasi 38 anni pensa a quando chiuderà la carriera?
“Sì, spesso, perché è giusto lasciare spazio ai giovani. Ma restare in mischia ed entrare nello spogliatoio mi fa ancora sentire un ragazzino, mi piace”.

Reggio è comunque nel suo futuro?
“In quello della mia famiglia, dei miei figli, nel mio. Vivremo qui, e con il club c’è un accordo per restare in società anche dopo”.

Dopo significa quando?
“Forse giugno. Ma se dovessimo ottenere la promozione, l’ho già detto ai dirigenti, non potrei lasciare: c’è sempre il sogno di quella maglia, di quel 10 granata con il mio nome, finalmente”.

Fonte: SkySport

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