Benitez: “De Laurentiis è al mio fianco. Vogliamo vincere”

18 Dicembre 2014 Angelo Gallo

Le voci di dentro son quelle dell’anima: d’un uomo che ha scelto d’esserci, eccome, e di vivere Napoli persino nelle citazioni, di tenerla stretta a sé e magari guidandola a modo suo, preferendo la poesia alla prosa e sfuggendo alle olegrafie, ai riti convenzionali, ai discorsi formali, magari anche un po’ ruffiani. «Mi spiace che ci sia, che si viva in certi ambienti, un clima di autodistruzione. Non è così che si cresce, che si costruiscono le basi per le vittorie. Ma io so che i tifosi, quelli veri, vogliono il bene nostro, l’ho letto in uno striscione: se tu muori, muoio anch’io. E’ così che si cambia, non mutando parere ogni partita, non lasciandosi condizionare dai risultati: vero, non stiamo facendo come avremmo voluto, c’è stato qualche errore, una decina di punti persi anche per errori arbitrali, che non devono rappresentare un alibi. Ma io sono qua per vincere e quel messaggio popolare lo faccio mio».

NATALE… La voce della coscienza di Rafa è un’eco che si sparge nella Napoli disorientata dal chiacchiericcio e dalla delusione e sa di «capolavoro dialettico» perché contiene, in esso, la citazione d’un «Natale in casa Cupiello» e la visione (quasi favolistica) d’un calcio che va rieducato attraverso la didattica ambientale: otto punti in meno rispetto all’anno scorso, però…«Ma è anche vero che questa squadra, anche con la Roma, ha stupito: e lo ha fatto varie volte con me, giocando un calcio che ha divertito ovunque. Raul Blanco, l’ex Real, vede noi in tv; e i giornali hanno scritto che abbiamo dato spettacolo; e la gente s’è divertita. Ecco, così si avvicina al calcio e si evitano gli stadi vuoti. Noi vogliamo battere il Parma, speriamo di riuscirci, ma dovessimo riuscirci non dovremo lasciarci influenzare: dovremmo anzi sapere che poi incontreremo al Juventus e potremmo perdere o anche vincere, però sempre cercando di giocare a modo nostro».

MAGISTERO. Quando il calcio esce dal contorsionismo per il quale esiste (sempre e solo) la vittoria, ce l’ha portato Rafa Benitez, che non allude ma mira dritto al cuore d’una questione (antropologica verrebbe da dire) ch’è utile per allestire la propria conferenza stampa in versione umanistica. «Perché altrimenti facciamo audistruzione. E allora, dovesse andar male, non credo che sia gratificante per qualche critico dire: ma io l’avevo previsto. No, il football è altro, non può essere un umore che si modella ogni tre giorni. Io vado avanti per la mia strada e De Laurentiis è al mio fianco: siamo d’accordo al cento per cento, sappiamo cosa vogliamo, sappiamo che possiamo andare anche oltre il terzo posto».

LA «BOMBA» . Ma tra le «terrene» vicende d’una vigilia di Napoli-Parma che Benitez trascina oltre, c’è anche una confessione che serve per «cancellare» le divagazioni sul suo contratto, sulla sua firma, sul suo futuro. «Ho ricevuto due offerte quindici giorni fa, e per correttezza non dirò da chi, e una di queste era per quattro anni e tanti soldi: ma io sono l’allenatore del Napoli, qui sto bene e darò quello che ho se resterò qui domani, altri sei mesi o dieci anni, perché io voglio vincere. E se non lo facciamo, non dipende dal modulo, né dal fatto che a Milano io abbia scritto molte cose in panchina. La cattiveria non si compra al secondo piano del supermercato, nè urlando: io sono questo e penso che la strada giusta per riuscire ad ottenere successi più frequenti e non ogni venticinque anni sia quella che stiamo seguendo. Certo, dovremo sbagliare di meno….». E amarsi di più…

Corriere dello Sport

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