Benitez ha perso la pazienza: «Qui l’arrabbiato sono io»
«L’arrabbiato sono io». E il tono garbato, state tranquilli, non ne attenua il senso. Benitez è furioso davvero. Parole chiare, l’animo scuro. Anzi, nero, nero pece. Di chi si tormenta e si inquieta da troppo. Ed è stanco, stufo. E ancora star lì a chiedersi che fare di più. Per cambiare, aggiustare, evitare sempre i soliti errori. Sistematici ormai, vecchi un annetto e anche più. «Basta!». Equilibri precari; movimenti sbagliati, meccanismi che si inceppano e l’atteggiamento soprattutto. La mentalità. Quella che più lo fa disperare e su cui insiste. «Essere sempre una squadra. Saper fare, gestire e reagire». Ore di didattica, di teoria e pratica. Sala video e pallone. Castelvolturno un laboratorio h24 di analisi, osservazioni e appunti sparsi. Per tutti. Condivisione totale di idee e metodi. Segnale forte. Ma ricezione alterna. «L’approccio con l’Empoli è stato perfetto. Ma ogni tanto capita di dimenticarci chi siamo e cos’è che dobbiamo fare. E’ accaduto un’altra volta…». Un corto circuito e tutto in fumo. Vuoti di memoria pericolosi. Una «continuità instabile», quasi paradossale. Undici risultati utili consecutivi, la striscia più lunga del campionato. Eppure alti e bassi. Esaltazione e depressione. La Roma schiantata, sei reti al Verona e la Fiorentina battuta al Franchi. Ma pure nove gol segnati al San Paolo contro Palermo, Cagliari ed Empoli ed appena tre punti presi. Pochi e male. L’umore fa su e giù come le prestazioni. E l’ira di Benitez si abbatte: comprensibile, ovvia, intimamente segreta nello spogliatoio, l’altra immagine dell’allenatore gentiluomo. Benitez sbuffa, sbotta e si fa sentire. Stamattina annunciata la replica a Castelvolturno. Decisa, forte. Seppur coi modi suoi, e quello stile sobrio di chi ha fatto del dialogo e il confronto le sue regole. Per capire, innanzitutto. Ma pure per spiegarsi, e dire la sua da una prospettiva unica. L’ha già fatto con De Laurentiis e Bigon per un po’ nello spogliatoio subito dopo il pari con l’Empoli. Una valutazione a caldo, eppure fredda per lucidità e buon senso. Come normale sia nei momenti più difficili di una stagione. Quattro pareggi di fila dopo la sosta: il Napoli non è ancora ripartito. Non c’è. Smarrito. E Benitez lo cerca. Identità, sicurezze, convinzioni e distanze giuste: in campo ma pure da Roma e Juventus. E poi l’intensità perduta, i ritmi e la tensione opportuna, la spavalderia dei forti, e i gol, le giocate, la continuità di quelli che valgono almeno un posto Champions, e possono, e devono dare di più. Benitez si aspetta carattere, personalità e grinta. E’ la mentalità che può compensare, nel tempo lungo di un campionato, il divario con le altre. Serve di più, per vincere. Serve il giusto, per battere l’Empoli. Quel che il Napoli ha già dimostrato di essere e avere, al di là del mercato. Che è un’esigenza, certo. Ma pure un’opportunità. Tutti a Castelvolturno oggi. Benitez, il suo staff e la squadra. L’allenamento è di mattina. Ma è prima che si gioca la sua partita. Nel chiuso dello spogliatoio. Lì dove non c’è la necessità di fare la bella faccia. E allora discorsi veri, diretti e profondi, da ribadire eventualmente a chi fin qui non li ha capiti. Non c’è tanto tempo ancora. Lo Slovan in Coppa per vincere il girone, un sussulto col Milan a San Siro, l’ultima dell’anno contro il Parma in campionato, poi la Juventus il 22 in Qatar. Supercoppa, finale. A Doha non ci sarà il pareggio… E Benitez è il Re di Coppe.
Corriere dello Sport