E’ lì, è a San Siro, contro l’Inter, che Benitez s’è convinto. Che parta titolare o dalla panchina, Ghoulam dev’esserci. Sempre. Perché lui, l’algerino, una… mano te la da’. Ma davvero, in ogni senso. Ghoulam quello dello schema alternativo. Dell’assist che non ti aspetti. Della rimessa laterale lunga e precisa manco la facesse coi piedi. La catapulta umana. Quel che era Rory Delap per lo Stoke City. Nessuno lancia come lui in serie A, nessuno fa gol come il Napoli: l’unica ad aver segnato due volte giocandola con le mani. Sì, le sue, di Faouzi Ghoulam. Palla lunga per Callejon contro l’Inter. Palla lunghissima per Higuain col Cagliari. Due assist, due gol. Un getto da giavellottista. Perché lui, in fondo, da atletica leggera lo è. Ma da mezzofondo. Come il fratello, nazionale algerina ai mondiali di qualche annetto fa. Una famiglia di corridori. Resistenza e fiato fuori dal normale. Quando Faouzi fece le visite mediche, a Castelvolturno dovettero fermarlo. S’era dimenticato di tirare il freno. Correva all’infinito. Come soltanto Gargano ed Edinson Cavani avevano fatto la prima volta. Uomini bionici che non si stancano mai. E possono giocarle tutte. Benitez se n’è accorto. E un po’ quasi ne approfitta, soprattutto ora che c’è emergenza dalla sua parte. Ghoulam c’è. Sempre. Dall’inizio o subentrando. Però è nel tabellino da dieci partite di fila, nazionale algerina compresa. Quarantatré giorni senza mai tirare il fiato. Perché quando con lo Young Boys, al San Paolo, doveva riposare, Britos s’è preso un calcione in faccia e dopo 38 minuti gli ha lasciato la fascia. La sinistra. La sua, la loro, di entrambi: gli unici mancini naturali. Pure se lui, Ghoulam, può farla tutta: un po’ terzino, un po’ ala. Cento metri di copertura totale. Accorto, stringe, chiude e poi riparte. Si sgancia. Va sul fondo. Sa metterla in mezzo. Anche se gli assist migliori li ha fatti con le mani. E da quand’è a Napoli non ha ancora segnato.
Ottocento minuti giocati . Quasi tutti da quel Inter-Napoli del 18 ottobre. Minuto 75, entra Ghoulam. E di fatto non è più uscito. Otto presenze di fila col Napoli. Più due con l’Algeria. Dieci totali. Ma con la lode di chi sa adattarsi. A Praga si è alzato a sinistra, largo nei tre, sulla trequarti, là dove ci gioca poco e però si sente a suo agio. Quarantatré giorni di Ghoulam. Lo Stakanov del deserto. Sempre in campo. Uno spezzone a San Siro, novanta minuti a Berna, titolare contro Verona, Atalanta, Roma, Fiorentina e Cagliari, quasi tutta la partita con lo Young Boys in casa, un pezzetto con lo Sparta, inamovibile in nazionale con Etiopia e Mali. Ghoulam per tutti. Per il Napoli e l’Algeria. Ma per la nazionale, a gennaio e forse un po’ di febbraio, in esclusiva. C’è la Coppa d’Africa. E il mercato diventa opportunità ma anche neceessità. Un anno fa arrivò lui. Stavolta ne servirebbe uno come lui. Cinque milioni ben spesi e già rivalutati. Una plusvalenza (potenziale) da bilancio e un surplus in campo. Fiato, corsa e capacità di sacrificarsi. Ghoulam pronto. Anche per la Samp stasera. Lui c’è. Forse. Coi dubbi di sempre. Perché i misteri di Benitez sono per tutti. E per lui anche di più. Gioca o no? Dall’inizio o a partita in corso? E poi terzino o alto sulla trequarti? Decide Benitez. Lui, è là. Aspetta. E si scalda. Ne ha giocate dieci di fila, può farne anche 11. Una squadra di Ghoulam.
Corriere dello Sport