Senza scomodare Leopardi, siamo al pessimismo cosmico: fuori Insigne (sei mesi circa, ma si sa che con certi infortuni è impossibile sbilanciarsi), senza Zuniga (ma si sa che con il colombiano, come dimostrato, non si può azzardare alcuna data per il rientro) e senza Michu, che certo ha dato poco, quasi niente, in termini di minutaggio (e che fila ora dritto verso l’operazione alla caviglia destra, quella che gli ha dato noia allo Swansea e non ha mai smesso in questo quadrimestre al Napoli). Senza la corsia sinistra e pure senza gli uomini utili per fare il turn-over, ma il viaggio di Michu in Spagna alimenta l’emergenza e l’allarga ulteriormente, perché ormai sembra quasi di intravedere la luce fioca della sala operatoria e dunque la malinconia che ti prende in certi casi. Michu ha bisogno di un intervento in artroscopia, bisogna ripulire quella caviglia cigolante che ne ha limitato le prestazioni a complessivi duecentoquaranta minuti tutto compreso (solo centoquarantacinque in campionato) e che costringerà a rivedere le proprie strategie anche in tema di mercato. Poi si vedrà cosa accadrà con lo spagnolo che avrebbe dovuto fare il vice-Higuain ed anche il vice-Hamsik, se ne parlerà con lo Swansea che di fatto è «proprietario» del giocatore; però, intanto, dovrebbe restare in Spagna e la cautela è d’obbligo non solo per questione di privacy. La vigilia ha avuto altre priorità, il medico sociale del Napoli, il dottor Alfonso De Nicola, è rientrato tra gli indisponibili ed è dovuto rimanere a casa, se ne parlerà magari in mattinata al telefono o al rientro della squadra e dell’intero staff a Castelvolturno: però è pessimismo, magari con cosmico, ma partenopeo.
Corriere dello Sport