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Il graffio di Corbo: “Piano di rilancio: se non ora, quando?”

LA VITTORIA più eccitante rompe il grigio cupo di una stagione cominciata male. Può davvero rimettere in gioco il Napoli, ma a due condizioni. La prima: vincere in quattro giorni, il 6 al San Paolo con Young Boys in Europa League e il 9 a Firenze in campionato. Più complessa la seconda. Eccola: dal 10, nella pausa di Italia-Croazia, il club dovrà chiarire rapporti interni, strategie, conti. Dalla vittoria sulla Roma il Napoli esce euforico ma con idee ancora confuse. Gli errori di un’estate fatta di illusioni e rinunce segnano la classifica. Dopo dieci gare, solo 18 punti, media 1,8 a gara. Ne aveva il Napoli 28 nello stesso parziale un anno fa. Una velocità modesta: senza una brusca accelerazione, lo proietta a 68-69 punti finale, a rischio persino l’Europa League, dopo il brillante terzo posto con 78 del primo Benitez.
Bizzarro il calcio, ma alla fine obbedisce alle cifre. Il deficit di punti conferma purtroppo tutte le previsioni dell’estate, per una campagna più maldestra che avara. Sintomatico il primo riscontro: si attenua l’interesse dei tifosi, se Napoli-Roma di così forti suggestioni attrae solo 30mila paganti, con una quota di appena 8.500 tessere, mai così pochi abbonati dalla rifondazione ad oggi. Per Napoli-Chievo invece 34mila paganti. Il disamore è nei fatti.
La perdita secca di 30 milioni con l’eliminazione dalla Champions, la contrazione degli incassi al botteghino e le segrete preoccupazioni degli sponsor obbligano il presidente e l’allenatore ad una pausa di riflessione. Non sarà il plauso via tweet di Aurelio De Laurentiis a dissipare le ombre del momento. La partita perfetta con la Roma di una squadra che sembrava dimenticata nei suoi splendori impone un piano di rilancio. Il Napoli deve riprendere subito quota.
Ha cominciato Benitez. In campo dopo il disastro di Berna manda una squadra che chiude un sofferto periodo di test. Per ora ha epurato giocatori inutili o quasi, come Michu e De Guzman; si è fatto una ragione dell’irrisorio contributo del superpagato Zuniga; ha resistito alle tentazioni di far giocare Andujar, molto ingombrante nello spogliatoio. Ha preferito sempre Rafael, anche nei giorni critici. Alla fine vede in Jorginho e David Lopaz come tandem di centrocampo, con Inler e Gargano ricambi alla pari. E non disdegna il terzo mediano. Segno di maggiore duttilità. Il cambio di Hamisk con Gargano è stato decisivo per smorzare la flebile fiammata della Roma nella ripresa. Impeccabile la gestione tattica di Benitez, quindi. Ma non basta per rimettere in corsa il Napoli.
Pescando sulle panchine di grandi club, il Napoli troverà giocatori delusi ma molto affidabili. Ne occorrono. Sarà meglio che De Laurentiis tra i suoi mille referenti di mercato indovini quelli giusti. La questione dello stadio, delle strutture e del vivaio mai così arido va affrontata. Niente di diverso potrà convincere Benitez a sentirsi la mente del Napoli futuro. Anche ora che vince è uno come tanti: di passaggio.

Antonio Corbo Blog

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