IL PERSONAGGIO – Gonzalo Higuain, croce e delizia
Se c’era un imperativo per il Napoli sceso in campo a Bergamo, quell’ imperativo era vincere e convincere per provare a dare una certa continuità alla sonora vittoria interna col Verona, gara delicata anche quella perché capitata in un momento complicato, uno dei tanti di una stagione cominciata male e proseguita peggio e in cui la squadra azzurra dopo la “Caporetto” svizzera era chiamata ad alzarsi per dar prova di un carattere che sembrava smarrito tra incertezze e demotivazioni … E quel team che, come la fenice risorta dalle sue stesse ceneri, appena tre giorni fa ci aveva conquistati con la qualità del suo gioco e con le sue geometrie palesando quella tanto invocata cazzimma che mai così apertamente aveva manifestato in questa stagione, la si è rivista parzialmente nel primo tempo dell’ incontro giocatosi allo Stadio Azzurri d’ Italia … parzialmente sì, perchè alla buona manovra ordinata e lucida non è stata affiancata quella risolutezza, quella cattiveria che talvolta risulta essere l’ elemento più efficace per imporsi in determinate partite. Eppure in campo c’erano i campionissimi, gli stessi che avevano brillato nella gara precedente, c’era Capitan Hamsik goleador e assistman contro il Verona …. E soprattutto c’era Gonzalo Higuain, invocato a gran voce dal popolo del San Paolo nell’ arduo match post Berna già prima della realizzazione di quella fantastica tripletta che sembrava averci restituito il generoso e implacabile cecchino che la scorsa stagione ci aveva presentato. Gli interpreti c’erano insomma, niente turnover proprio per non rischiare di rompere quegli “equilibri” che Napoli – Verona sembrava aver fornito, ma la musica non era più la stessa, l’ incantesimo sembrava essersi già rotto e sebbene il dominio territoriale mostrato in casa della Dea fosse netto ( nel primo tempo il 75% di possesso palla), gli azzurri non sono riusciti a tradurre in punti l’ inequivocabile supremazia mostrata … Il pipita, nonostante l’ indiscusso suo valore e a dispetto di quei numeri che sovente ci fanno sobbalzare, il controllo palla dell’ argentino ad esempio non è prerogativa di chiunque, non è riuscito a incidere concretizzando almeno parte di quella miriade di occasioni gol che avrebbero potuto far terminare con un punteggio tennistico già la prima frazione di gioco. In realtà, a ben pensarci, la partita disputata da Gonzalo Higuain contro l’ Atalanta del Tanque Denis, altro argentino ex Napoli che non aspettava altro per sbloccarsi in questo campionato che la squadra che in Italia a suo tempo lo introdusse, sembra essere la metafora di questa sua travagliata stagione: incapace di trasformare in rete le svariate opportunità avute nel corso della gara, riesce poi a raddrizzare una situazione di svantaggio realizzando un gol capolavoro … salvo poi vanificare la sua “impresa” facendosi parare in extremis un rigore da Sportiello, rigore che se fosse finito in rete, staremmo a raccontare tutta un’ altra storia e staremmo qui a celebrare la gloria di un fuoriclasse e il recuperato equilibrio di una squadra che avrebbe finalmente ritrovato la sua dimensione. Ma con i se e i ma non si va da nessuna parte e la realtà che ci si pone oggi davanti è quella di una squadra discontinua e depressa perché priva di quell’ anima e quella vitalità che top players come Gonzalo Higuain non riescono, causa lo scoramento dovuto a un mercato fallimentare che impedisce alla squadra azzurra di ambire a traguardi prestigiosi, a garantire.
Tilde Schiavone