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Lazio: Biglia e Klose trascinatori, dalla finale Mondiale al Torino

ROMA – Oro, argento e i record di Miro. Sono i tre “doni” portati in Italia dai “Magi” Klose e Biglia, rappresentanti biancocelesti nella finale dell’ultimo campionato del mondo in Brasile. Il tedesco, “Re dei goleador mondiali” ha alzato al cielo il trofeo iridato, “El Principito” argentino si è dovuto accontentare del secondo posto e di tanti complimenti. Quelli che ha riscosso solo in parte al suo primo anno in Italia, trascorso tra luci, ombre e qualche incomprensione tattica di troppo.

LA SINTESI DI LAZIO-TORINO

“EL PRINCIPITO” AL CENTRO DELLA LAZIO – Ben diversa la storia in questa stagione: Pioli lo ha piazzato al centro del progetto, definendolo in più circostanze “un punto di riferimento” per la Lazio. Un po’ lo stesso pensiero della società, che in estate ha rifiutato un’offerta da 20 milioni del Real Madrid per trattenere l’ex Anderlecht. E Lucas ne ha giovato, facendo crescere il suo rendimento in maniera esponenziale: “Ciò che mi meraviglia – ha spiegato Pioli – è che ci sia ancora chi si stupisca del suo rendimento. Biglia è un campione ed è normale che giochi partite ad altissimi livelli”. Nella sua Lazio è il giocatore che tocca in assoluto più palloni e lo fa sempre con estrema qualità e precisione, occupando il primo posto nella speciale classifica di passaggi riusciti con l’89,1%. Contro il Torino ha probabilmente disputato la sua miglior partita da quando è in Italia, agendo alla perfezione sia in fase difensiva che in quella di costruzione.  Recuperava palla in difesa e poco dopo si proiettava in attacco per accompagnare la manovra offensiva. È rimasto in campo per 82 minuti, giocati ad altissimo livello e premiati – al momento della sua sostituzione – con una meritata standing ovation da parte dei 35mila tifosi presenti (record stagionale per una partita casalinga della Lazio). Come se non bastasse, ha condito il tutto con la ciliegina sulla torta, il calcio di punizione che gli ha permesso di realizzare la sua prima rete in questo campionato e sbloccare la gara con i granata. Un gioiello che però non è bastato alla Lazio per avere la meglio sul Toro, tornato in partita con il pareggio dello svedese Farnerud. Un gol arrivato a 8 minuti dall’inizio secondo tempo, a seguito di una buona reazione dei granata, che avrebbe potuto complicare drasticamente il sogno biancoceleste di ottenere la quarta vittoria consecutiva.

“RE MIRO” DI NUOVO IN GOL IN SERIE A DOPO 7 MESI – Non per questa Lazio, però. Non per una squadra che può permettersi il lusso di lasciare in panchina “Re Miro”, recordman di gol nelle fasi finali Mondiali e con la maglia della Germania in assoluto. Il tedesco è entrato nell’intervallo, in sostituzione di un apatico e impalpabile Felipe Anderson e si è piazzato là davanti con Djordjevic, che lui stesso ha designato suo erede già durante la preparazione estiva. Da buon rapace dell’area di rigore quale è ha aspettato il suo momento, Klose. Arrivato appena sette minuti dopo il gol di Farnerud, quindici dopo il suo ingresso in campo. Altra punizione, stavolta da 30 metri, stavolta calciata da Candreva di potenza. Gillet non trattiene il bolide del romano e “stranamente” è proprio Miro il primo ad arrivare. Zampata vincente, da pochi passi, molto simile a quella con cui si è sbloccato nell’ultimo Mondiale contro il Ghana. Una normalità, insomma. Eppure in serie A non segnava addirittura da sette mesi, da Lazio-Parma del 30 marzo scorso. Certo, tra infortuni e il nuovo ruolo “alla Altafini” che ricopre nella squadra di Pioli non è che abbia avuto molte occasioni, ma per uno come lui l’appuntamento con il gol non poteva più essere rimandato: “Per noi  –  il commento di Pioli  –  è un valore aggiunto, sia in campo che a livello di mentalità, con la sua professionalità ed i suoi atteggiamenti. Mi fa piacere che sia stato a lui a decidere il match”. Forse non è stato un caso. Se lo sentiva Miro, che aveva già messo in conto di festeggiare gol e vittoria, esibendo una maglia in ricordo di Stefano e Cristian, i due tifosi della Roma scomparsi tragicamente in un incidente stradale dopo la partita con il Bayern. Una dedica da campione, appunto. E non solo “del mondo”, ma sotto ogni punto di vista.

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Fonte: Repubblica

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