INTERVISTE

Young Boys-Napoli, Inler: “Per me è una partita speciale, siamo venuti per vincere”

Al di là delle colline, ottanta chilometri appena, un soffio, c’è la vita: ciò ch’è stata, ciò che resta, ciò che sarà, perché Olten è il guscio protettivo, l’habitat naturale, l’infanzia, la giovinezza, un mondo da preservare come se fosse una favola. La chiameranno partita e invece è la sintesi della esistenza, un’ora e mezza di fiera appartenenza, la famiglia e sessanta amici che hanno sommerso di telefonate perché stasera non si può restare a casa. C’è Inler che gioca e val tutta Young Boys-Napoli.

Gökhan, emozioni particolari: e non si possono negare.
«Per me è una partita speciale, diversa dalle altre. Sono nato qua vicino, dunque la sento in modo evidente. Se mi fermo a pensare, attraverso tutti i miei trent’anni. Ci saranno occhi per me ed io sarò fiero di esserci».

E’ una gara importante ma si gioca sul sintetico…
«Contro chi ovviamente sa come si affrontano le insidie di un fondo sul quale sono abituati. Poi hanno motivazioni, vogliono fare bella figura. Ma siamo venuti qua per rispondere colpo su colpo, c’è in palio gran fetta della qualificazione».

I segreti per affrontare l’erba finta.
«Giocare semplice, perché il pallone fila via ad una velocità superiore».

Tu che li conosci bene, sai cosa vi attende.
«L’ambiente sarà accogliente, uno stadio quasi pieno, con una atmosfera magica: hanno venduto oltre ventimila biglietti, la capienza è di trentaduemila, lo riempiranno. Poi ci aspettano avversari giovani, guidati da un italiano: so come prepara le partite, chiederà ai suoi di spingere subito. Berna è bella, tranquilla…».

Difficoltà ne esistono, nonostante il divario.
«A livello internazionale, ma anche in Italia, non esistono avversari comodi: ma il Napoli è venuto qua per vincere e lo dico con il rispetto che dobbiamo allo Young Boys».

A San Siro, Jorginho mezz’ala: non ti era mai successo di averlo davanti a te.
«E’ entrato ed ha avuto un ottimo impatto. Giocatore di palleggio, che sa verticalizzare. Ma noi ragioniamo attraverso il collettivo, non ci soffermiamo sulle prestazioni dei singoli».

Cosa significa l’Europa League per il Napoli?
«Le prime due gare hanno dimostrato quanto siamo attaccati a questa manifestazione, ma i due successi non hanno definito il quadro delle qualificate: certo, siamo in vantaggio, ma bisogna ancora sudarsela. Lo Young Boys proverà a complicarci la vita».

San Siro cosa ha lasciato dentro, amarezza o soddisfazione?
«Se vai due volte in vantaggio e poi viene raggiunto, non riesci ad essere appagato del pari. Ma abbiamo rivisto la partita, siamo consapevoli dei nostri errori».

Pressione gliene piove addosso, eccome. Sembra sia sempre colpa sua.
«So cosa devo fare. So dove devo migliorare, sono tranquillo e penso ad andare avanti».

Risultati inferiori rispetto alla qualità degli interpreti?
«Una gara come quella di Milano ha lasciato aperta una serie di interrogativi: dobbiamo imparare a gestire certe fasi delle gare, intervenire su quelli che appaiono come difetti. Il desiderio di chiunque giochi nel Napoli è di limitare questi errori».

Dove guardate?
«C’è una stagione intera dinnanzi a noi, siamo in corsa su tutti i fronti, viviamo alla giornata e comunque con la certezza che miglioreremo, perché ne abbiamo le qualità».

Cosa vi manca?
«Cazzimma, a Napoli si dice così».

Corriere dello Sport

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