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Rilancio rinviato: difesa distratta e caso Hamisk aperto

Chissà se si salverà, il Napoli non ha deciso il destino di Mazzarri, l’allenatore ha comunque mostrato i suoi limiti: la sua Inter si scompone dopo aver dominato per un’ora. E lui si agita al punto di essere espulso. Non cambia mai.

Nell’ irruenza dell’Inter si sono lette subito le due settimane di forti tensioni. Due sconfitte consecutive con 7 gol subiti hanno tormentato i giorni di sosta, gestito tuttavia da Mazzarri con il piglio dei giorni cruciali. L’allenatore si fa ingannare nella solitudine della sua vita monastica solo dalle segrete vanità, niente può nuocergli più delle vittorie. Incrocia invece le buriane con dignità e furore cieco, trasmettendo tutto e in positivo alla squadra. Il Napoli ha favorito l’avvio poderoso dell’Inter, offrendosi in una sconcertante subalternità. Una soggezione inaccettabile. Un disagio determinato dalla palese inferiorità tecnica a centrocampo: Inler e David Lopez sono in visibile affanno, contro Hernanes e Kovacic se i due interisti sono sostenuti da Medel operoso artigiano e i due napoletani ormai abbandonati da Hamisk che cerca ritagli di libertà sulla sinistra e dimentica sia il suo custode Medel sia l’animatore del centrocampo interista Kovacic. L’Inter con un caparbio possesso palla ed una maggiore velocità comprime il Napoli, stranamente lento, quindi inerme. Il primo tempo registra un ingiustificato rapporto sfalsato in favore dell’Inter. Se ne sarà rallegrato l’astuto Thohir: con l’ambiguità solenne dei saggi d’Oriente nelle ultime ore ha assistito Mazzarri, logorato dall’incubo dell’esonero dopo due sconfitte consecutive e le insospettate contestazioni di Milano. Quattro anni di Napoli avevano dilatato la sua autostima: quando si credeva profeta di un calcio nuovo in Italia, assecondato da un ambiente che offre terreno fertile alle favole. Volume di gioco e aggressività: l’Inter nel primo tempo domina perché ha quasi tutti i suoi al massimo, il Napoli lamenta l’affannato Callejon che si sveglierà nella ripresa fino ad essere decisivo e l’alieno Hamsik. Quelli che dovevamo essere i motivi di forza del Napoli si convertono in zone di resa. Le zone esterne, chiaro. Callejon non sempre impegna l’esterno sinistro del 3-5-3 interista, Dodò, debole nella fase difensiva. Dodò lascia Callejon alla vigilanza del veloce i Juan Jesus, per sostenere Palacio. Sul versante opposto, Insigne non disturba Ranocchia ma brilla per il suo generoso prodigarsi nelle diagonali difensive. Con Britos presidia tutta la fascia sinistra del Napoli, battuta da Obi, spesso da Hernanes, pericoloso e molto forbito accanto ad un impetuoso Kovacic, una turbina sempre accesa che spinge in verticale dal centro al limite dell’area. L’Inter è potenza opaca, perché mancano sinergie tra l’impianto centrale montato da Mazzarri e le punte. Osservando il black-out tra Icardi, Palacio e i compagni si ha il dubbio che nella fase offensiva l’Inter possa essere più insidiosa con una sola punta, così come l’aveva progettata Mazzarri. Bastano i primi sussulti del Napoli nella ripresa a provocare le varianti tattiche. L’Inter si scompone, ancora di più quando Jorginho subentra ad Hamsik, ancora una volta sostituito, riproponendo il caso tecnico di un capitano, di un leader, di un centrocampista avanzato che gioca (o non gioca) cercando una posizione ed un ruolo svincolati, fuori della squadra e della partita stessa. Perché ai vuoti creati da Hamisk corrispondono per un’ora lo strapotere di Kovacic e il sovraccarico di Inler. I cambi premiano Benitez, più di Mazzarri. Il Napoli esclude lo stremato Insigne con Mertens, su quella stessa fascia appare Ghoulam per il sofferente Britos. La squadra sembra rigenerata e va due volte in vantaggio con il recuperato Callejon, ma è tutto il Napoli che funziona meglio. Al contrario l’Inter funziona peggio, ma recupera sempre, perché il Napoli quest’anno sbanda appena ha la vittoria in pugno, si deconcentra, perde i contatti in difesa. Sia Guarin che Hernanes segnano senza essere marcati. Ci si può distrarre negli ultimi minuti, fino a perdere punti fondamentali per il rilancio? L’organizzazione difensiva è una questione penosamente irrisolta che Benitez non può trascurare, come i disagi dell’intero primo tempo e il caso Hamsik sempre aperto. Con Jorginho che ha dato un contributo importante nel finale e David Lopez che dopo una partita vigorosa ispira il raddoppio di Callejon c’è abbastanza per non ripresentare il Napoli scombinato e timido di quel primo tempo gettato via a Milano.

Antonio Corbo per La Repubblica

 

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