EDITORIALE

Cosa bolle in pentola?

Per molti anni l’unica e sola sinergia del Calcio Napoli è stata il suo pubblico che riempiva il San Paolo anche quando la squadra lottava per la salvezza. Oggi le sinergie calcistiche sono costituite da “paperoni” provenienti da zone del pianeta meno colpite dalla crisi.

Gli stadi semivuoti non sono certo linfa di cui nutrirsi, neanche il San Paolo che da qualche tempo contesta apertamente la gestione De Laurentiis, produttore cinematografico e proprietario del club dal 2004, accusato di preoccuparsi troppo del fair play finanziario e troppo poco dei successi sportivi della squadra.

ADL è un imprenditore con interessi negli Stati Uniti così come in Estremo Oriente: ambisce ad un Napoli più internazionale, che sia campione nei soli confini italiani non gli interessa più di tanto. Non ha certo l’animo da tifoso che aveva Ferlaino, il Napoli per lui è in fondo un business e ci vuole guadagnare.

Le cose sono andate bene, anzi benissimo, (società solida, squadra competitiva e piazza soddisfatta) fino a quest’estate quando la non qualificazione in Champion’s League ha portato più nodi al pettine.

Si sono negli anni addietro perse congiunture favorevoli; non sarebbe servito certo uno squadrone per arrivare primi in un campionato mai così in ribasso per qualità tecniche. C’era il giocatore leader che i gol li segnava (Cavani) quello che evitava che si prendessero (Reina) eppure si era sempre secondi di qualcuno, dietro l’Inter di Mourinho, dietro la Juve di Conte. Mou è andato via e quell’Inter, anche per ragioni anagrafiche, si è estinta, è andato via anche Conte ma la Zebra è rimasta lassù raggiunta dai Lupi affamati di James Pallotta – leggi Roma – per cui si richiede, eccezionalmente, l’assegnazione di uno scudetto anche per il terzo posto.

Le aspettative della piazza sono ben note ma le strategie della società hanno evidentemente altre mire. Il San Paolo non si accontenta più di “battere la Juve” ossia il massino traguardo fin quando non si vinse direttamente lo scudetto. E la coppa Italia, almeno qui da noi, non ha certo il peso che ha in Inghilterra o Spagna. Che De Laurentiis si stia stancando delle contestazioni di un pubblico “ingrato”?

Da qualche tempo poi si leggono secche smentite sulla cessione del Calcio Napoli e si sa nel calcio le smentite quanto valgono. Qualcosa bolle in pentola? Ipotizzando che ADL voglia davvero passare la mano, chi potrebbe essere il miglior acquirente? Un connazionale di James Pallotta, un imprenditore con gli occhi a mandorla come Thohir o il classico petroliere degli Emirati Arabi Uniti? Il calcio italiano è messo davvero male e l’azzurro del Napoli non spicca nel grigiore generale, ma questa è una piazza che risponde alla grande se sollecitata con gli argomenti giusti. Bisognerebbe rifondare lo stadio dotandolo dei migliori confort e, magari, renderlo di proprietà del club, rivitalizzare il vivaio e creare una rete di 007 in giro per il mondo a caccia di giovani talenti. In ogni caso bisogna spendere, anche per ingaggiare quei fuoriclasse che facciano la differenza, spendere, spendere, SPENDERE… Se qualcuno non si spaventa, si faccia pure avanti.

Antonio Gagliardi

 

 

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