Tra difetti e passi avanti per ritrovare la serenità
Prima della partita con il Torino avevamo constatato come, solo una vittoria, potesse aiutare il Napoli a ritrovare se stesso. Quelli contro Sassuolo e Slovan Bratislava, erano stati successi importanti per non inabissarsi ma un test più attendibile era quello contro i granata. La vittoria è arrivata, la prestazione è stata positiva, ma le perplessità sono ancora tante. Soprattutto quelle relative alla fase difensiva che, con troppa facilità, presta il fianco agli avversari. In occasione del gol di Quagliarella, è stata attuata malissimo la tattica del fuorigioco la sensazione è che, quando si cambiano sempre gli interpreti come sta facendo Benitez per l’inevitabile turnazione, si faccia fatica ad assimilare alcuni meccanismi. Quindi, c’è il rischio che uno con capisca i tempi dell’altro e, di conseguenza, si finisca per produrre scempi come quello che ha portato Quagliarella da solo in area. Stavolta, però, c’è stata una reazione veemente e, dopo una infinità di clamorose palle gol non capitalizzate, nella ripresa si è riusciti a ribaltare il risultato. Il 2-1 finale sta stretto agli azzurri che, addirittura, hanno rischiato di dilapidare i tre punti per altre dissennatezze in difesa. Se vogliamo soffermarci prima sulle note stonate, bisogna spendere due parole su Albiol. Il centrale spagnolo sembra un lontano parente di quello che lo scorso anno reggeva la difesa con personalità e autorevolezza, è dall’inizio della stagione che appare svagato e quasi svogliato. Che ingenuità quella di tirare la maglia di Quagliarella in area di rigore per non permettergli di girarsi, un errore non degno di un giocatore con la sua esperienza e il suo palmarès. Poi c’è un Rafael che, pur non avendo commessi errori grossolani, non dà mai la sensazione di dare sicurezza al reparto come faceva Reina. L’attuale secondo di Neuer al Bayern Monaco, aveva il temperamento del leader e lo trasmetteva a tutta la squadra cosa che, al momento, non riesce a fare il brasiliano, ma non è detto che sia sempre così. Può essere che stia ancora plasmando il suo carattere. Una nota stonata tramutatasi in positiva è quella relativa ad Insigne. I continui errori sotto porta avevano spazientito tutti e frustrato lui poi, quel gol di testa, ha fatto sì che scoppiasse in lacrime. Si può anche discutere sul reale valore dello scugnizzo di Frattamaggiore, ma un napoletano che non si sia commosso in quel momento o non può definirsi tale o ha un accanimento contro il giocatore. Del quale giocatore, ci aspettiamo tutti un rendimento diverso dopo una partita che può averlo sbloccato psicologicamente, prima c’erano tanti fattori che influivano sul suo stato emotivo e ora, con il fardello interiore svuotato o quantomeno alleggerito, si spera di vederlo brillare di luce propria. Magari già dalla prossima trasferta, a San Siro, contro l’Inter e quel Mazzarri con cui ha avuto un rapporto controverso. Sarà una trasferta difficilissima alla Scala del calcio contro una squadra, come quella nerazzurra, che farà di tutto per rilanciarsi dopo due ko pesantissimi sul piano dell’autostima. Il terzo consecutivo aprirebbe scenari clamorosi anche per quanto riguarda la panchina del livornese ma, il Napoli, deve pensare a se stesso. Perché un successo metterebbe alle spalle, quasi definitivamente, tutti i fantasmi di un inizio choc, steccare significherebbe rimettere tutto in discussione.
Maurizio Longhi