Bratislava: Hamsik, una notte da capitano
Il turnover non può riguardarlo, questa volta. Marek Hamsik torna a casa e non vede l’ora di farlo a cresta alta, da capitano del Napoli, col legittimo orgoglio di aver compiuto la sua missione di calciatore e uomo: nei dieci anni che l’hanno trasformato in un campione. Dalla sua Bratislava, nell’autunno del 2004, si era allontanato con le acerbe ambizioni di un diciassettenne: su di lui il Brescia aveva scelto di scommettere una piccola fortuna, 60 mila euro. Tanti soldi per un ragazzino con 6 presenze e 1 gol nella seconda divisione di Slovacchia. Ma con il senno di poi non è stato lo Slovan a fare un affare. Nell’autunno del 2014 sbarca in patria un altro Hamsik: capitano della sua Nazionale e per tre volte premiato come miglior giocatore della Slovacchia, con una valutazione sul mercato che ha superato nei suoi momenti più belli i 35 milioni. Sette volte in più di quanto lo pagò De Laurentiis, nell’estate del 2007, portandosi a casa quel ragazzo con la cresta che sarebbe diventato una bandiera. Da Bratislava a Napoli, andata e ritorno: ed è un cerchio che si chiude domani con la trasferta contro lo Slovan. «Doveva succedere, prima o poi», aveva sorriso Hamsik al momento del sorteggio. Ma forse capita nel momento giusto, per Marekiaro, alle prese con la prima parabola discendente della sua brillante carriera e bisognoso di un pieno di autostima. C’è il precedente trionfale dell’amichevole del 2009, allo stadio Tehelne Pole, che il campione slovacco celebrò indossando entrambe le maglie della sua vita: mezz’ora nel Napoli (che vinse 1-0, gol di Datolo) e mezz’ora con lo Slovan, con diecimila tifosi in festa e dieci minuti di applausi. Forse stavolta il clima sarà un po’ differente, trattandosi di una gara ufficiale. L’amarcord è però assicurato e Benitez lo favorirà, affidando una maglia da titolare al suo capitano. A casa restano in tre: Albiol, Zuniga e Jorginho, tra acciacchi e turnover. In forse anche la presenza dal primo minuto di altri big: da Callejon e Higuain. Ma Hamsik ci sarà. Deve esserci, perché lo vogliono la logica, il cuore e il destino. Era scritto che arrivasse questo momento. Lo aveva sognato il nonno di Marek, comprando al suo nipotino delle scarpe da calcio prima ancora che nascesse. E lo aveva sognato pure il papà di Marek, che spinse materialmente il suo bimbo prodigio verso la gloria, nell’agosto 2002. Lo Slovan s’era fatto avanti con lo Jupie. Servivano 125 mila corone per concludere l’affare e il club di Bratislava non le aveva. Papà Hamsik non ci pensò un attimo e mise in vendita la sua macchina, una vecchia Felicia, per rendere possibile l’operazione. Soldi, quelli sì, spesi bene: fu allora infatti che tutto cominciò. Ma Hamsik jr ha fatto il resto da solo, diventando un eroe della sua Slovacchia e affermandosi in Italia. Dieci anni dopo può dunque tornare a casa a cresta alta. Chissà che la rimpatriata non gli faccia bene. Saranno 48 ore tutte da vivere, fin dall’atterraggio a Bratislava di stamattina. Marekiaro sarà un avversario, non un nemico. Però vuole fare sul serio. «Dobbiamo vincere pure in Europa per dare continuità al successo contro il Sassuolo», ha promesso a Benitez e ai compagni. Ci contano i 650 tifosi annunciati al seguito: è una partita speciale, la partita del capitano.
La Repubblica