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Da esubero a titolare: il nuovo percorso di Walter Gargano

«Aspettiamo ancora un po’ prima di dar via anche Gargano». Quell’invito di Benitez, rivolto prima a Bigon e successivamente a De Laurentiis, si è rivelato a distanza di un mese opportuno, nonché prezioso. Oggi il «Mota» (il puffo), soprannome che si porta dietro dai tempi del Danubio, è diventato il centrocampista più efficace a disposizione di Benitez. Un calciatore quasi indispensabile per il suo moto perpetuo nella zona nevralgica del campo, per le sue doti di corsa, per la sua aggressività. Non a caso risulta tra i più presenti nelle gare fin qui disputate dal Napoli. Al fianco di Inler, di David Lopez o Jorginho. Gargano è l’unico che riesce a garantire un certo filtro davanti alla difesa, l’unico a correre per novanta a passa a minuti, il solo a portare un pressing asfissiante sul portatore di palla avversario. E nelle ultime apparizioni si è rivelato efficace anche in fase offensiva: un palo a Udine e un assist con il Palermo (a Callejon). Un nuovo Gargano, insomma, ha ritrovato il Napoli dopo i due anni di separazione forzata. Un calciatore intelligente e maturo, disciplinato e concreto. Evidentemente con gli anni ha saputo mettere a frutto i consigli degli allenatori (in particolare quelli di Benitez) e oggi raccoglie con merito i complimenti di chi sa scorgere nelle pieghe di una partita anche chi svolge un lavoro oscuro e finalizzato al collettivo. Ma al di là dei progressi compiuti sul piano tattico, l’uruguagio ha dimostrato di possedere anche carattere. E oggi Benitez è ben contento di averne richiesta la riconferma in estate, presentandolo in campo quasi sempre, a dispetto di quella piccola minoranza di tifosi che ancora lo fischia per una dichiarazione resa all’atto del passaggio all’Inter. Senza tralasciare che Gargano fa parte della nazionale uruguagia da anni; che dispone di capacità aerobiche al di sopra della norma; e che possiede doppio passaporto per cui non va ad occupare alcuna casella di extracomunitario. Eppure per il Napoli, il «Mota», chissà per quale ragione era diventato un peso. In scadenza di contratto giugno 2016, Gargano era considerato anche quest’anno tra coloro da smistare prima possibile. Così, del resto, era accaduto nelle due estate precedenti: parcheggiato prima all’Inter e poi al Parma, ricavandone poco o nulla, anzi ricevendo persino lo sgarbo del mancato riscatto dopo la promessa sulla parola all’atto del prestito. Per lui si è sfiorato il caso diplomatico tra De Laurentiis e Moratti. Per lui si sono raffreddati anche i rapporti con il Parma.
Ma oggi il Napoli è contento di aver ritrovato un calciatore che nessuno aveva voluto riscattare e aver scoperto di trovarsi in casa il centrocampista che cercava. Gargano sta risolvendo non pochi problemi. Pare che nello spogliatoio sia stato colui che abbia alzato più di tutti la voce per far capire la delicatezza del momento e l’importanza della maglia che viene indossata. Pur alto 1.68, in campo si fa sentire quando il gioco si fa duro, come è successo a Reggio Emilia con il Sassuolo. Il «mota» si è sempre sentito uno scugnizzo nato per caso in Uruguay. Continua a vivere la città come fosse sua.
Ed oggi, i più felici per questo ritorno in maglia azzurra sono la moglie Miska che si è ricongiunta con il fratello, Marek Hamsik, e i due figli Matias e Thiago che sono nati a Napoli, il primo nel 2010 ed il secondo nel 2012. I genitori volevano che crescessero al sole e ial mare di via Caracciolo ecco perché il papà ha fatto di tutto per restare in azzurro.

 

Corriere dello Sport

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