Meglio tardi che mai. Nel Napoli è finalmente scattato l’allarme, dopo imperdonabili settimane di stallo e gravi errori di valutazione, che hanno solo complicato la situazione. Il prezzo da pagare sono stati l’ennesima contestazione del San Paolo e i due punti gettati via per il pareggio di mercoledì notte con il Palermo, che si sono aggiunti all’eliminazione dalla Champions League e alle due sconfitte di fila in campionato contro Chievo e Udinese: in un avvio di stagione che per gli azzurri di Benitez — confermato ieri da De Laurentiis — assomiglia sempre di più a un film dell’orrore.
Ma gli ennesimi tre gol subiti dal portiere Rafael contro il Palermo e i fischi del San Paolo sono serviti perlomeno a far traboccare il vaso, obbligando finalmente Benitez a guardare in faccia l’emergenza e a sdoganare la parola crisi, che ormai circolava dovunque tranne che nello spogliatoio di Castel Volturno. Ci ha pensato proprio il tecnico spagnolo a spazzare via il pericoloso paradosso, con un paio di mosse doverose e potenzialmente utili alla causa, che dovrebbero aiutare gli azzurri a ritrovare la retta via e tirarsi fuori un po’ alla volta dal tunnel. Prima i fatti e poi le parole. La squadra è stata invitata a presentarsi in campo anche ieri mattina, per la cancellazione in extremis del precedente programma di lavoro molto più soft, che prevedeva al contrario un’altra giornata infrasettimanale di vacanza. Macché: ad Hamsik e compagni è toccato invece un menù doppio: col pallone e al video tape, durante una riunione a porte chiuse durata 40’ e non priva di momenti imbarazzanti, nonostante i toni come al solito morbidi scelti dall’allenatore. Benitez non sarà mai un sergente di ferro, ma gli errori commessi contro il Palermo lo hanno convinto finalmente a prendere di petto la crisi, mettendo tutti i giocatori davanti alle loro responsabilità. «Non dobbiamo sbagliare più. La partita di domenica con il Sassuolo è la più importante della nostra stagione», ha detto in modo più esplicito del solito il tecnico spagnolo, dopo aver cercato invano di sdrammatizzare fino a mercoledì sera la crisi. Far finta di nulla non ha pagato, però. E da ieri Rafa è stato di fatto costretto a cambiare registro, forte comunque della fiducia appena incassata al telefono da parte di Aurelio De Laurentiis. «Ti lascio il Napoli, pensaci tu»: questo il senso delle parole del presidente, partito per gli Stati Uniti e in viaggio di lavoro almeno fino a metà ottobre, nonostante le difficoltà della squadra. La società, per ora, sembra aver scelto di non entrare a gamba tesa e tenersi a distanza dai guai: nella speranza che l’allenatore e i giocatori riescano a rialzare la testa sul campo. Ma De Laurentiis vigilerà ovviamente sulla situazione, anche dal suo esilio americano. Occhi puntati sulle prossime tre sfide, contro Sassuolo, Slovan Bratislava e Torino, che dovranno dare una risposta decisiva sulla capacità di reazione di Benitez. La fiducia nel calcio non è mai a tempo indeterminato, anche se la panchina di Rafa è solida. Ieri s’è sfilato Roberto Mancini, uno dei possibili pretendenti (in caso di malaugurato patatrac) alla successione. «Nessun contatto con il Napoli, che tra l’altro si riprenderà sicuramente». La rivoluzione può attendere, almeno per 270’ di esami e passione . Poi si vedrà.
La Repubblica