Un gigante dai piedi d’argilla. Il Napoli rispolvera la potenza offensiva, ma resta impantanato nella crisi. Il 3-3 con il Palermo conferma il momento delicato. Un dato è eloquente: è quasi impossibile conquistare risultati positivi, se gli avversari affondano nella difesa azzurra come un coltello nel burro. Benitez, molto attento alle cifre, dovrà dare un’occhiata a questa statistica: nelle prime sette gare ufficiali, i gol incassati sono 11. E così anche il Palermo può fare la voce grossa al San Paolo. I rosanero hanno addirittura la forza di rimontare tre volte il Napoli meritando il pari. Per gli azzurri, invece, il ritardo comincia a preoccupare.
Contro Chievo, Udinese e Palermo, il bilancio è di un solo punto. Gli azzurri hanno smarrito l’equilibrio e pagano un conto carissimo: non bastano neanche tre gol per vincere la partita. Il problema, dunque, non è l’assenza di Higuain dalla formazione titolare, ma un quartetto arretrato che concede troppo al Palermo. Koulibaly segna il vantaggio, ma sbaglia la chiusura sul 3-3 di Belotti, Albiol continua con il trend negativo. Non è parso impeccabile neanche Henrique. La questione, ovviamente, è complessiva e riguarda l’intera fase passiva. Il San Paolo si esalta solo per 12’. Il copione pare quello preferito di Benitez: gol alla prima occasione. Bastano 114 secondi, Koulibaly stacca di testa sul calcio d’angolo di Callejon e prova a scacciare i cattivi pensieri. Duvan Zapata li allontana addirittura realizzando il raddoppio. L’azione è bellissima: Mertens ruba palla e serve Hamsik. Lo slovacco frena in area per il colombiano che brucia Sorrentino. Ma i 15mila non possono tirare un sospiro di sollievo con una squadra completamente spaccata a metà. Callejon e Mertens non si abbassano, le distanze tra i reparti si allungano e aumentano gli spazi per i rosanero. Al Palermo basta accelerare un pochino per mettere paura. Gli errori continuano: Belotti sfrutta i soliti problemi sui piazzati e segna indisturbato di testa in area, Vazquez, invece, approfitta dell’incursione di Morganella che s’infila tra Ghoulam e Inler. Lo svizzero taglia dentro e l’argentino può realizzare il 2-2. Per il pubblico è una doccia fredda anche perché il Napoli smette completamente di giocare. La manovra è lenta, Inler non trova il varco giusto, Hamsik commette qualche errore di troppo e i problemi tornano a galla. Gli azzurri sono prevedibili: non c’è mai un cambio di ritmo, si continua con l’imperterrito giro palla in attesa del varco giusto. La fiammata arriva nel finale del primo tempo e in pochi secondi racchiude tutta la crudeltà (o bellezza, dipende dai punti di vista) del calcio. Inler salva il Napoli con una chiusura provvidenziale su Vazquez e sulla ripartenza Gargano pennella un lancio per Callejon che segna il 3-2. L’atteggiamento ad inizio ripresa è autorevole. Il Napoli ritrova efficacia e convinzione nella gestione del possesso. L’obiettivo è addomesticare il Palermo per poi chiudere il risultato. Gargano – l’uruguaiano sorprende in fase di costruzione – dipinge ancora per Zapata che stavolta si fa vincere la partita. Ma i propositi restano solo sulla carta. L’azione del Napoli si affievolisce nonostante un Insigne ispirato. Nessuna vera conclusione. L’assalto finale è confuso. I tifosi sono encomiabili fino al 90’. L’incoraggiamento costante si trasforma in un coro di fischi. Tutti sotto accusa, De Laurentiis, Benitez e i giocatori.
La Repubblica