Nuovi colpi di scena complicano il quadro delle indagini sulla morte di Ciro Esposito. Per cui parola d’ordine: cautela. Troppi i misteri avvolgono la vicenda che assume i tratti non solo della tragedia ma anche di un giallo difficile da risolvere dopo le prove portare dai legali di De Santis.
NUOVI SCENARI – Ieri sera si è appreso che la Procura capitolina ha chiesto una ulteriore perizia per verificare se quei tagli sull’addome di Gastone potevano essere letali. Rigore e chiarezza. Due concetti indispensabili, che però fino a oggi cozzano con versioni divergenti, ricostruzioni contrastanti e perizie non collimanti. Se di mezzo non ci fosse la fine del tifoso del Napoli morto 56 giorni dopo i fatti di Tor di Quinto, a Roma, la vicenda assumerebbe toni surreali. Perché adesso, non solo è spuntata la verità alternativa – quella che vorrebbe Ciro coinvolto in una carica violenta orditada tifosi del Napoli contro De Santis e altri suoi presunti complici all’esterno del «Ciak» – ma anche documenti e reperti mai considerati prima: un coltello a serramanico, quattro tagli all’altezza dell’addome di De Santis, due referti medici incompatibili l’uno con l’altro, e un cappellino (quello di Ciro), sul quale il Racis dei carabinieri avrebbe individuato tracce ematiche «compatibili» con il gruppo sanguigno di DeSantis.
TRACCE – I difensori dell’ultrà giallorosso accusato di avere sparato a Ciro sostengono questo: a Tor di Quinto si sarebbe scatenata una violenta rissa dove, prima e dopo gli spari, molti oggetti vennero usati contro De Santis. Oggetti sui quali la perizia del Racis ha repertato tracce di sangue «perfettamente sovrapponibili al profilo genetico »di«Gastone ».Tra queste anche il collo di una bottiglia rotta, forse usata per colpire l’uomo accusato dell’omicidio di Esposito. Il fatto emerge analizzandoi risultati della maxi perizia che il Racis ha depositato nei giorni scorsi al gip di Roma. Descrivendo i vari oggetti repertati sulla scena del crimine il Racis spiega che le tracce ematiche di De Santis compaiono su un coltello a serramanico, su un manico di scopa, su un frammento di legno, su una bandiera celeste e su un collo della bottiglia di vetro ». Come dire: tutto e niente. E però nessuna impronta digitale sugli oggetti è stata individuata dagli esperti del Racis: il che rende complessa l’identificazione di chi li ha maneggiati in quei drammatici istanti.
Il Mattino