Rai, Coppola: “Troppi calciatori fuori sincrono e alcuni misteri irrisolti. Napoli faccia un esame di coscienza”
Momentaccio per il Napoli. Urge essere coscienti e onesti più che lanciare slogan retorici o cercare di indicare nemici laddove non ce ne sono, tipo la stampa del Nord eccetera eccetera. Ho ormai tempie innevate per ricordare bene che quando accadde l’episodio della monetina a Bergamo furono la Gazzetta dello Sport, con l’indimenticato giurista del pallone Mino Mulinacci, e il Corriere della sera, col più grande esperto di politica sportiva e calcistica in particolare, Nino Petrone, a perorare la causa del Napoli che avrebbe comunque danneggiato il Milan di Berlusconi, e allora? Era forse Ferlaino capace di fare rete più di de Laurentiis? Non è questo l’angosciante quesito di oggi perché sarebbe un errore contestualizzare quel calcio, fatto di rapporti in cui ciascuno sapeva con chi aveva a che fare, il peso specifico della controparte, senza i populismi di oggi, con la macchina da soldi infernale di oggi.
In attesa di un pronto e sicuramente possibile recupero, il Napoli è purtroppo già fuori dalla Champions, ed è dopo due turni balbettante in campionato, con calciatori -vedi Callejon – a dir poco fuori sincrono (non vanno tralasciati i desideri di trasferimento a Madrid) e altri o svampiti o in ritardo, con alcuni misteri irrisolti tipo Michu, presentato come alternativa ad Higuain e per ora addiritture vice Duvan Zapata.
Più di qualcosa non va, al di là di Mascherano e Fellaini mai arrivati e di Gargano schierato in champions. Alla vigilia del ko col Chievo si è cercato di minimizzare definendo inusuale quello che è di sicuro un record storico, permesso di cui ha goduto Benitez lontano da Castelvolturno per una settimana.
Una settimana in cui i social grondavano di foto e scatti coi vip in maglia azzurra. Basta ricordare Higuain ai box della formula uno a Monza, altri al mare, altri a passeggio, ovunque una disponibilità che peraltro mai si riscontra con gli organi d’informazione di casa a castelvolturno, laddove lo spionaggio industriale sembra il cruccio della compagnia e laddove anche frasi mal dette dal vicepresidente edoardo sono state reinterpretate col solito affannoso comunicato diramato dalla società.
Ma se le esternazioni del giovane dirigente non lasceranno traccia comunque vada, la settimana di Benitez a Liverpool dove evidentemente era necessario andare, e questo per un marito e padre con famiglia lontana è comprensibilissimo purchè l’esigenza fosse ben presentata, è destinata ad essere tormentone dell’anno.
Ricapitolando: con 9 azzurri in giro con le rispettive nazionali anche Benitez ha deciso di riequilibrare un po’ nervi e solitudine trascorrendo in famiglia una settimana. Ribadisco: una settimana? Nel calcio italiano non è inusuale come ha scritto il calcio Napoli nel comunicato idrante per spegnere piccoli focolai ma ripeto è un record storico, destinato a restare inviolato. Neppure Mourinho, che una volta si permise di mandare Beppe Baresi a spiegare la partita, giustamente respinto con perdite, è mai arrivato a tanto.
E allora cosa è successo? La malafede non ci sta, la dietrologia è un errore ma alcuni segnali vanno analizzati. Benitez finora è stato chiarissimo. Deluso per il mancato arrivo del possente centrocampista centrale richiesto e concordato, in Champions ha fatto giocare Gargano: piccolo aggressore di spazi incustoditi ma soluzione più che di ripiego, nonostante la cotta che è valsa all’uruguaiano la conferma.
Benitez è stato chiaro anche a parole: aspettavamo un elemento che non è arrivato. Non c’è bisogno di interpretare. E dopo il comunicato della società lui non ha ritwittato nè commentato. Ecco, Benitez sa come far capire cosa pensa. Poi al rientro ha fatto una specie di sermone, adombrando nemici e sciacalli inesistenti e cronisti senza tempo, sempre lucidi ed attuali, come Antonio Corbo e Sergio tToise, hanno ricordato a don Rafa che compito della stampa è raccontare non accompagnare. Poi dopo il ko col Chievo iniezioni di fiducia. Queste sì logiche e necessarie. Ma la gente vuole competitività, non solo al botteghino. Finora, il ciclo Napoli è stato felice e vincente, figlio di una programmazione economica che però non può non tener conto della passione. Tempo è per raddrizzare tutto e qualità per farlo ci sono, ma purchè l’esame di coscienza sia interno e non si faccia una caccia alle streghe inutile e improduttiva.
Gianfranco Coppola (vice Caporedattore della Rai di Napoli e Responsabile dello Sport del Tgr Campania) per Azzurrissimo.it