3 dicembre 2010: Felice Natalino, alla sua seconda presenza in A, alle prese con Zarate (Getty)
Promessa dell’Inter, Benitez lo fece esordire in A giovanissimo. Nel 2013, ad appena 21 anni, l’addio al calcio in seguito a una crisi cardiaca. Oggi ha aperto una scuola calcio nel suo paese, “perché bisogna ripartire dai giovani”. Come in Germania…
L’immagine del suo profilo su Facebook è quella di Julian Ross, il personaggio del cartone animato “Holly e Benji” da molti riconosciuto come il più forte di tutti, persino dei due protagonisti. Peccato che la matita e la fantasia dei giapponesi l’avessero disegnato con un problema cardiaco, che non gli permetterà mai di sfondare nel mondo del pallone.
Il “Destino” (con la maiuscola, come dice lui) ha scritto una storia simile per Felice Natalino, ex promessa dell’Inter dalla carriera troppo breve. Nel 2010, appena diciottenne, l’esordio in A e in Champions con la maglia nerazzurra. Solo 3 anni più tardi, in seguito a una crisi cardiaca, la scoperta di una seria aritmia che lo porta alla decisione più difficile ma allo stesso tempo più matura: lasciare il calcio. Tutto finito? Neanche per sogno. Perché uno con le sue qualità, tecniche e umane, può dare ancora tanto al pallone.
Ti avevamo lasciato con un tweet, un anno fa, in cui davi l’addio al calcio. Ti ritroviamo allenatore…
“Sì, abbiamo riorganizzato la “vecchia” scuola calcio di mio padre, a Lamezia Terme: è quella in cui sono cresciuto anche io. Oggi, grazie all’aiuto di un paio di amici con tanta voglia di fare, abbiamo creato una nuova società per dare una possibilità a tutti i bambini e ragazzi che vogliono avvicinarsi al calcio”
Un bel segnale, specie in un momento così difficile per il calcio italiano
“Io ci metto passione e le mie competenze. Chiaro che a Lamezia tutti conoscono la mia storia e tanti ragazzi sognano di arrivare ai livelli a cui sono arrivato io. E poi magari di proseguire”
Dobbiamo iniziare a chiamarti Mister ad appena 22 anni?
“Diciamo che il calcio quando si è bambini è innanzitutto un modo per stare in compagnia. C’è chi viene e poi si mette a giocare con la sabbia… A 8 anni devi insegnare prima di tutto il rispetto delle regole e dei compagni; il calcio viene dopo”
Tu hai conosciuto il calcio che conta ad appena 18 anni. Esordio in A in Inter-Parma 5-2, nel novembre 2010, con Benitez allenatore. Ricordi cosa ti disse?
“Entra tranquillo e gioca come sai fare”
E tu come descriveresti l’emozione di giocare a San Siro a uno dei tuoi ragazzi?
“Non è descrivibile. Posso solo augurare loro di arrivarci; poi quando tornano me lo dicono loro che effetto fa…”
Hai avuto modo di giocare con tanti campioni nell’Inter. Il più forte di tutti?
“Eto’o. Non lo potevi marcare neanche nelle partitelle. O meglio: per noi ragazzi non esistevano partitelle d’allenamento. Giocavi contro Eto’o, Milito, Sneijder ed era sempre un casino. Il livello era così alto che era come essere in partita a San Siro”
E il giocatore al quale ti ispiravi?
“Quello che dovrebbe essere un modello per tutti i ragazzi: Zanetti”
Tu lo sostituisci contro il Werder Brema il 7 dicembre 2010. E così, pochi giorni dopo l’esordio in A, arriva anche quello in Champions
“Ancora più forte, come emozione. Nonostante fosse una partita tranquilla, perché eravamo già qualificati. Ma in Germania, con il tutto esaurito e quelle tifoserie… Lì mi sono davvero tremate le gambe”
Nell’under 17, invece, sei compagno di El Shaarawy e Perin, tra gli altri. Che oggi sono arrivati in Nazionale maggiore. Non sei un po’ arrabbiato con il calcio per questo brutto scherzo?
“Io posso prendermela solo con la sorte: a me il calcio aveva già dato molto. Anzi, mi ritengo fortunato perché quando c’è la salute di mezzo non si scherza mai. Preferisco guardarli in tv, ma stare bene. E comunque sono felice per loro, si vedeva già allora che avevano talento”
Sei rimasto in contatto con qualcuno?
“Sento spesso Crisetig, anche attraverso Facebook o i social network. Ma sono in ottimi rapporti anche con la dirigenza dell’Inter. Ho fatto una visita di routine a Milano e sono passato anche ad Appiano per un saluto”
Nel 2009, all’Europeo under 17, ti trovi a marcare anche Mario Goetze, futuro match-winner dell’ultima finale Mondiale. Un predestinato?
“Certo. Aveva il 10, era il loro uomo di fantasia. Contro di noi, in semifinale, fece un paio di giocate incredibili. Ad un tratto era chiuso nell’angolo, marcato da due: si è girato non so come, ne ha saltato un terzo e ha messo la palla in mezzo per un compagno, solo da spingere in porta”
In quell’anno la Germania fa tripletta, vincendo gli Europei under 17, under 19, under21. Cinque anni dopo tanti di quei ragazzi sono in prima squadra e conquistano il Mondiale. La famosa programmazione tedesca…
“Al momento la Germania è un gradino sopra tutti, ma noi italiani a livello calcistico non abbiamo nulla da invidiare. Dobbiamo solo tornare quelli di una volta”
Ma che problema c’è, in Italia, a far giocare i giovani?
“Forse in alcuni casi si tende a investire su giocatori stranieri perché sono costati di più rispetto a uno cresciuto nel vivaio. E poi è una questione di mentalità. In Germania a 17-18 anni giocano già titolari, da noi vengono ritenuti grandi solo a 25”
Un giovane di oggi su cui scommetteresti?
“Punto su Bonazzoli dell’Inter, ha dimostrato personalità. Tra gli stranieri troppo facile dire Kovacic. Se esplode sul serio, tra qualche anno diventa un vero fenomeno”
Si direbbe che sei rimasto tifoso dell’Inter… Chi vince il campionato?
“La favorita è sempre la Juve, ma quest’anno non sarà semplice per lei. La Roma si è rafforzata, e penso che anche la mia Inter possa fare bene”
Fonte: SkySport