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Il calcio ai tempi del Gattotardo, ma Juve-Romasarà un bel duello

Siamo i lettori. Pronto con la palla di lardo?

“Salutare”.
Buongiorno, siamo i lettori. Pronto con la palla di lardo?
“Per salutare, intendevo il lardo. Fa bene alla salute. Lardo ai giovani. Caccia al lardo”.

Sa che ci attendevamo una lettura riadattata? Banana split, per dire.

“Non confondiamo banana split e banana splash. Ma volete le percentuali-scudetto o altre letture?”.

Un cenno, perché non possiamo ignorare, e tanto meno può ignorarlo lei, che il nostro calcio riparte da zero.
“Non sono d’accordo, ho una visione più siberiana del punto di partenza: da sottozero”.

Non sembra un attestato di fiducia per Tavecchio.
“Già. Però l’ho anagrammato. E’ chic, vota (ma quando mai?). Chi c’è, vota. Che può diventare, alla romana, chi ce vota. Tavecchio è un Gattotardo, questo è”.

Abbia più rispetto per la sua età, almeno.
“Come età siamo lì. Se lui è il nuovo che avanza, io sono il vecchio che resiste. Gattotardo m’è venuto pensando più al principe di Salina che a Lotito, e comunque più si grida al cambiamento più non si cambia. E’ un vecchio gioco di società”.

Società di calcio?
“Non rovinatemi una battuta già esilina di suo”.

Deluso da Palazzi nel caso-Tavecchio?
“No, per essere delusi bisogna prima illudersi e io con Palazzi giammai m’illusi. Palazzi contro Palazzo, cosa vi aspettavate? Passiamo al lardo, che è meglio”.

Non abbia fretta. Ci dica di Conte.
“L’uomo sbagliato nel posto sbagliato. Augh, ho detto”.

Ci faccia capire e sia breve.
“Ottimo allenatore per un club, ma un ct ha in mano la squadra sei-sette volte l’anno, non sei volte a settimana. E allora, su che incudine batte il martello? Poi, Conte dovrà rivedere certi atteggiamenti da perseguitato e da esagitato, smussarsi un po’ di spigoli. Ma se si smussa troppo non è più lui. A parte questi dettagli, il momento del nostro calcio, momento che dura da anni, non gli consente chissà quali scelte”.

Magari ne riparliamo. Da dove arriva la palla di lardo?

“Da Villagrande Strisaili”.

E dov’è?
“In Ogliastra, ai confini con la Barbagia. Non lontano dal Gennargentu, per capirci. La specialità è il prosciutto, ho scelto il lardo perché eran capaci tutti di proporne uno di Colonnata o di Arnad. E poi mi piacciono i nomi dei monti intorno al paese, sembra l’inizio di una formazione di mangiabanane, per dirla col Gattotardo: Suana, Isadalu, Orgueda, Idòlo, mi raccomando l’accento”.

Difficile procurarselo, questo lardo?
“In Sardegna no. In continente bisogna conoscere abili spacciatori. Segnalo, per il futuro, che Villagrande Strisaili detiene il record mondiale di longevità maschile”.

Da cosa dipende?
“E che ne so, sto sopravvivendo a Milano. E quest’anno la lettura mi ha impegnato molto più del solito. Nel lardo ci sono troppe sfumature che mi sfuggono. La mia lettura, per quel che vale, è questa: Juve e Roma 35, Inter 10, in ordine alfabetico Fiorentina, Lazio, Milan e Napoli 5 a testa. Ma avrei potuto dare 40 alla Roma, come 20, o 25 all’Inter, ma anche 7, oppure 3 alla Fiorentina ma anche 16. Vedo apparenze, ombre, contorni, lampi, non sostanza e costanza”.

Ha provato a usare gli occhiali?
“Sì. Non cambia nulla. Casino totale, per dirla con il collega JC Izzo. Se volete dire che è tutta colpa mia, fate pure”.

No, piuttosto le diciamo che non è molto originale a indicare le prime due dell’anno scorso. Non ci vuole molto, ammetterà.
“Ammetto. Ma se avessi dato 44 all’Empoli e 36 al Cesena, avreste proseguito la lettura?”.

Forse sì, superato lo stupore.
“Avesse ragione il collega GB Marino? Parafrasando: è del cronista il fin la meraviglia, chi non far stupir vada alla striglia”.

Quando ha finito con le reminiscenze liceali, ci dica della Juve. E della Roma.
“Molti pensano che la Juve sia indebolita per due motivi: l’appagamento dopo tre scudetti, e relativa voglia di Champions, e la partenza, oh quanto brusca e non chiarita, di Conte. Io continuo a vederla molto forte, anche se la difesa a 4 che vuole Allegri manda in panchina Asamoah. Io non ce lo manderei. Poi, a proposito di panchina, molti sembrano credere che prima ci fosse Godzilla e adesso Pisolo. Qualcosuccia ha pur vinto anche Allegri, diamine. E’ meno ossessivo di Conte, più diplomatico e ugualmente aziendalista. Ecco perché non lo annovero tra i discepoli di Galeone, ammesso che ne abbia. Troppo perbenino, Allegri, troppo attento a non pestare i piedi a nessuno. Ma l’impianto di squadra è rimasto quello, con qualche arrivo interessante come Pereyra e Romulo, in teoria non titolari ma si vedrà. E’ vero che la qualità del gioco passa per i piedi di Pirlo, che non è più un ragazzino e starà fuori il primo mese. Ma i campioni sanno sempre quand’è ora di smettere. Se Pirlo rinnova il contratto, sa di poter fare ancora la sua porca figura”.

Rispetto a un anno fa, la Roma s’è rinforzata parecchio.
“D’accordo, specie sulle fasce. Dopo aver stupito tutti, Garcia è chiamato al bis ed è una faccenda più complicata, perché c’è pure la Champions. La difesa non sembra più quella dell’avvio del 2013 e non basta dire che è partito Benatia. Castan è rimasto, ed è forte. Forse è minore il filtro. L’assenza di Strootman si fa sentire. Tra le molte cose che non capisco, la fretta di vendere Destro. L’unica punta di mestiere, in mezzo all’area. Esigenze di cassa, va bene, ma siamo all’autolesionismo. Non stravedo per Destro, specie dopo il numeretto con Astori, ma uno così fa sempre comodo. Potrei anche dirvi che la Roma è più forte della Juve, ma bisogna vedere se parte col piede giusto. Vale per tutti, lo so, ma mentre a Torino sono pronti ad attaccare Allegri e non la squadra, alla Roma è il contrario. Le condizioni ambientali, se gli umori superano gli amori, possono diventare difficili per qualcuno (vedi Insigne a Napoli) o per molti”.

Sorpreso dall’eliminazione del Napoli?
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“Più che dall’eliminazione, da come è maturata. Mai vista una fila di errori così grossi in una sola partita. La debolezza difensiva del Napoli è un vecchio male e non sembra guarito. Sfortuna nel sorteggio a parte, con una difesa del genere non si va lontano, tanto più se a sbagliare sono i più esperti, come Albiol e Maggio”.

E adesso?
“E adesso se non c’è una veloce inversione di tendenza può succedere di tutto. Il Napoli ha giocatori di valore, ma pochi collanti. Non avrei ceduto Behrami, che a centrocampo faceva legna per due, nell’ultima mezzora a Bilbao avrei fatto giocare Inler. Gestita nel modo giusto, l’eliminazione dalla Champions può alzare le quotazioni in campionato, ma la parola gestione a poche ore da una sola partita che andava gestita diversamente è come parlar di corda in casa dell’impiccato. Non leggo un Napoli terza forza. Mina vagante sì, a patto che si dia una sistemata in difesa”.

Ci aspettavamo maggiore considerazione per la Fiorentina.
“Infatti nelle sfumature del lardo vedo che delle quattro a quota 5 è quella più predisposta al salto in alto. E’ riuscita a non vendere Cuadrado, non so con quanta gioia del diretto interessato. Gioca bene, è quella che nelle amichevoli ha fatto i risultati migliori, ma poi dipende da Gomez e Rossi. Come stanno? Per Rossi un altro stop. Montella ha giovani promettenti, da Babacar a Berardeschi, e non credo li terrà ad ammuffire”.

Abbiamo notato la percentuale alla Lazio. Come mai?
“Perché mi concentro nella lettura del lardo e cerco di non pensare a Lotito, anche se la squadra è sua. Basta, De Vrij, Parolo mi sembrano acquisti ottimi. Se ci aggiungiamo Candreva, Klose e Keita abbiamo una buona squadra, da Europa League certamente”.

Restano le milanesi.
“L’Inter sul mercato s’è mossa piuttosto bene, con una certa logica. Ha preso Medel, di cui mi sono innamorato durante il mondiale. Prima, sinceramente, ne ignoravo l’esistenza. Vedo che negli schemini tutti lo piazzano a centrocampo, ma lo vedrei meglio in difesa, come nel Cile. Un bassotto come il Mitico Villa, ma di buon piede, tra due lunghi dai piedi così così. Se matura Kovacic, e sarebbe ora, e se Hernanes si ricorda di timbrare il cartellino tutte le partite, l’Inter può stupire. Fino a che punto, non si legge bene. Zona podio, diciamo. Fa fine e non impegna, come il grigio”.

E il Milan? L’idea di Berlusconi (Seedorf, un esordiente) non ha funzionato.
“Infatti, coerentemente, ora in panchina va un altro esordiente, Inzaghi. Carattere molto diverso da Seedorf. E’ un idolo dei tifosi e questo garantisce una certa calma anche in caso di partenza falsa. Il Milan non ha impegni europei, teniamolo a mente. Come la Roma l’anno scorso, può pensare solo al campionato. Il miglior acquisto mi sembra El Shaarawy. Il centrocampo, in attesa di Montolivo, è appena sufficiente e conta sulla grinta di Poli, uno che per come gioca dovrebbe piacere a Conte. La difesa, per ora, è un colabrodo. L’attacco potenzialmente è forte. Inzaghi deve lavorare di cucito, più che di taglio. Saldare i reparti”.

E la partenza di Balotelli?

“Le vie del Signore sono infinite, ma anche quelle di Raiola non scherzano. Ottenere un aumento di stipendio a Liverpool dopo un’annata del genere è un colpo magistrale. Ce l’avessi, mi toglierei il cappello. Ma poi non mi vengano a dire che conta quel che si vede sul campo”.

Altro?
“Un bentornato in A a Zeman, che ha vinto poco ma costruito tanto. E’ lui che lo dice e sono d’accordo. Un ben arrivato a Marquez, mio vecchio pallino, classe pura. E da due vecchiotti, Marquez e Toni, dipende molto il Verona che in una stagione ha ceduto Jorginho, Iturbe e Romulo, mica poco”.

Finito?
“Quasi. Visto non che mi chiedete nulla in merito, vorrei accennare alla conclamata tolleranza zero nella lotta alla violenza da stadio e al razzismo. Più si parla di tolleranza zero, egregi signori che manovrate i fili, e più si calano le brache. Cucù, ce ne siamo accorti. Restate sulle vostre poltrone, finché ci riuscite, e sforzatevi di fare meno danni, se ci riuscite. E’ tutto, per ora”.

Fonte: Repubblica

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