Meno cinque all’Athletic Bilbao, meno diciassette al campionato e il mercato del Napoli è ancora fermo
La fiera dei sogni, ma va: perché qui, vedi un po’ il Napoli, d’onirico c’è (ancora) ben poco, c’è il passato che ritorna (gli Higuain e i Callejon, i Mertens e gl’Insigne); poi c’è un vuoto pneumatico che da due mesi accoglie il nulla. La fiera degli incubi, semmai: perché da Mascherano in poi, e via via sempre più giù, è stato un «no, grazie» dietro l’altro, rifiuti arrivati da Lione o anche difficoltà impreviste, ingaggi inconciliabili con il progetto ed il fair play finanziario o anche clausole rescissorie che stavolta si sono rivoltate contro come boomerang. Perché nel calcio non si fanno sconti, come il «precedente»-Cavani insegna: e se c’è scritto ventisei milioni per liberare Mario Suarez, ventisei ce ne vogliono ed è persino inutile portarsi il lavoro avanti, meglio starsene in disparte e cercare alternative.
LE IDEE. Incredibile ma vero: la palla è al centro, si sta per cominciare, però là in mezzo, in quel centrocampo (per certi versi) disadorno, ora privo pure dei muscoli di Behrami, manca sempre un uomo e forse anche due, il regista che t’aspetti ed il medianone che fa per sé e anche per tre. Qualcuno che faccia compagnia a Inler e Jorginho, gl’intoccabili, e che offra a Benitez la possibilità di variare, di rifugiarsi nell’immancabile turn-over per chi avrà, comunque vada, tra fronti da occupare.
SI PARTE. Meno cinque all’Athletic Bilbao, meno diciassette al campionato, meno diciannove alla chiusura del mercato e, riordinando le idee, resta il caos della memoria, il profilo ormai lontanissimo di Javier Mascherano, l’espressione indefinibile di Maxime Gonalons, quel faccino da bravo ragazzo di Kramer, lo sguardo di chi non deve chiedere mai di Javi Garcia e pure l’occhietto malinconico di Sandro: si son perduti, in sequenza, in quest’estate napoletanamente pallida, racchiusa per il momento in Andujar, un sorprendente – e persino entusiasmante – Koulibaly e nell’incognita Michu.
SOS. Quel che serve, però, è un cervello, la materia grigia da sistemare nel cuore d’una squadra che ha una sua rimarchevole consistenza, un profilo tattico in fase evolutiva e la necessità di inchiodare pure un filtro dinnanzi alla difesa per proteggerla: un nuovo Mascherano, semmai ci fosse, però che avesse meno anni e meno costi, perché – ancor prima che la volontà del sudamericano – a gelare la fantasia fu quella dimensione cosmica per arrivare ad un centrocampista leader come pochi e però prezioso quanto un appartamento sulla quinta di New York (forse di più).
GLI INTOPPI. Il listone della spesa della prima ora è ricco e abbondante e conduce nel bel mezzo del Napoli, da affidare all’intelligenza di Gonalons o di Javi Garcia, di Kramer o di Sandro oppure anche di Mario Suarez, svaniti dietro gl’insormontabili ostacoli d’un mercato tortuoso e svilupattosi nel rigoroso rispetto del bilancio e della sua salutare sopravvivenza. Il calcio di De Laurentiis è scienza esatta, in cui due più due fa quattro e prevenire è sempre meglio che curare: la Champions è (per il momento) un’incertezza, per ora più tormento che estasi, è il monte-ingaggi è un Kilimangiaro da affrontare soltanto avendo le corde, le funi, magari l’elicottero di quella cascata di euro che arriverebbero dalla qualificazione, garanzia si sopravvivenza certa ed anche gradevolissima.
GIROTONDO. E dunque: l’irraggiungibile Mascherano, l’incomprensibile Gonalons, defilatosi a contratto ormai definito con il Lione, l’intoccabile Kramer, ma poi anche l’inavvicinabile Javi Martinez, pure lui salito per un attimo sulla giostra dei desideri e il campionato (ma anche il preliminare) che bussano alla porta. E per esserci, bisognerebbe battere un colpo, anzi due…
Corriere dello Sport