Romero vola e porta Messi in finale
Alzi la mano chi avrebbe mai scommesso su Romero eroe d’Argentina. L’anello debole si è fatto colosso e ha portato Messi in finale parando due rigori, a Vlaar (l’oranje migliore) e al povero Sneijder. Come Julio Cesar col Cile, un altro criticato. Come Krul con la Costarica, il colpo di genio che Van Gaal qui non ha ripetuto. Aveva già fatto 3 sostituzioni. L’uomo ripudiato dalla Samp e poi messo in panchina da Ranieri al Monaco. L’uomo più criticato dai tifosi argentini s’è preso la rivincita più bella. Grazie a lui, dopo 24 anni, è di nuovo finale Germania-Argentina. Caro Messi, sono stato io a portarti all’ultimo gradino del sogno mondiale. Un bell’epilogo a una brutto spettacolo.
Il resto è noia Non è stata una sfida. E’ stata una lunga estenuante attesa sotto una pioggia da Blade Runner. Solo che il film era la corazzata Potemkin. E per giunta versione extended. Messi-Robben sfida spettacolo? Macché. Si sono davvero visti soltanto nei supplementari. E sul dischetto. Prima, è stata vana l’attesa infinita di vedere l’attuale re del pallone in carica inventarsi una genialata delle sue. O casomai, del mancino più veloce del West che metteva fine al sogno mondiale più volte ribadito del re del pallone. Invece niente. Che sarebbe stata più una partita a scacchi che un Ok Corral lo si sapeva. In campo non c’era una schiacciasassi, una truppa avio-trasportata come la Germania. E non c’era nemmeno una squadra in piena crisi di nervi come il Brasile. C’è da dire: peccato. L’Olanda è quella che ha deluso di più. Ha pagato i supplementari con la Costarica. Bastava vedere come era in affanno il maratoneta Kuyt. L’Argentina era meno «Argelentina» del solito. Ma non è stata certo bella. Il gigante Vlaar, che meriterebbe un palcoscenico più d’elite che l’Aston Villa, ha fermato Messi e le rare azioni di un certo peso.
Un tiro in porta Già dal primo round si è capito che la noia l’avrebbe fatta da padrone. Niente a che vedere con la finale ’78 o i quarti di vent’anni dopo. No, questa è stata come l’ultima sfida mondiale nel 2006: una pena da 0-0. Clamorose occasioni zero, tiri in porta uno. Di Messi, ovviamente. Ma su punizione. Leo ha toccato il primo pallone dopo 8 minuti e 20 secondi. Studiava la situazione. Poi ha provato a scatenarsi. Non c’è più l’Olanda di una volta, si sa. Ma questa che disegna genio Van Gaal, che con il ritrovato De Jong ha riproposto il 3-5-2 molto 5-3-2, è ancora più chiusa del solito. Ok, hai il giocatore migliore del mondo davanti. Così tuttavia è difficile persino abbozzare stracci di ripartenze. La prova è il povero Robben completamente fuori dal gioco. Van Gaal ha studiato le gare precedenti dell’Argentina, che fatica parecchio contro squadre-riccio. Ma ha lasciato troppo il centrocampo in mano ai Sabella boys. In più l’Argelentina è apparsa un po’ meno da tango triste del solito. Perez si è fatto apprezzare subito per iniziative e tagli, Lavezzi si è scatenato più volte sulla fascia. Da un suo invito, Vlaar ha messo un cerotto anticipando Higuain. L’azione più pericolosa è arrivata da un corner. Garay ci si è buttato come un kamikaze di testa ma la palla è andata alta.
Varianti Van Gaal Nel secondo round prima variante di Van Gaal. Fuori il titubante Martins Indi, scherzato più volte da Messi, e dentro Janmaat con Blind spostato a centrale difensivo. Una volta sistemata dietro, constatato che comunque l’Argentina manteneva sempre troppo l’iniziativa, dopo un quarto d’ora ha tolto De Jong, apparso troppo statico e messo il più offensivo baby-Clasie. E L’Olanda ha cambiato atteggiamento. Ma di pericoli, nada. Al tramonto del secondo round, anche Sabella ha deciso di provare a fare il genio. Dentro Palacio e il convalescente Aguero per Perez e Higuain. Quattro punte, per servirvi. Con Lavezzi sempre più uomo-sacrificio. Prima dei supplementari Robben ha regalato il primo vero brivido davanti a Romero. Mascherano si è immolato.
Riecco HuntelaarPer i supplementari Van Gaal ha scelto il primo colpo risolutore della panchina: Huntelaar. Dunque niente cambio di portieri in caso di rigori. Robben ha deciso di scatenarsi, si fa per dire, nella prima parte dell’extra time. Ha prodotto un’incursione in area sventata da Mascherano e il primo tiro in porta degli oranje, parato facile da Romero. Nella seconda parte si è scatenato, si fa sempre per dire, Messi. Che ha prodotto però situazioni più pericolose: un passaggio dritto per Palacio che fallisce il pallonetto di testa. E una serpentina con cross finale che Maxi Rodriguez spreca con una mozzarella tra le braccia di Cillesen. Poi gli inevitabili rigori che hanno esaltato l’eroe per caso. E Messi ringrazia.
La Gazzetta dello Sport