Mondiali – L’ Argentina vince ai rigori contro l’Olanda: è finale dopo 24 anni
Ancora una volta hanno deciso i calci di rigore. E dopo che nei quarti di finale avevano sorriso all’Olanda contro la Costa Rica, questa volta hanno premiato l’Argentina, che ritrova una finale Mondiale che le mancava dal 1990 (sconfitta con i tedeschi a Roma). Dal San Paolo di Napoli, quando gli argentini 24 anni fa sconfissero l’Italia, a San Paolo, in Brasile: un Santo a premiare la Nazionale di Papa Francesco. Van Gaal, dal canto suo, non ha potuto inserire Krul e Cillessen, sui penalties, si è rivelato inadeguato. In una semifinale fondamentalmente “brutta”, lenta, equilibrata, tatticamente difficile da sbloccare, hanno fatto la differenza le due parate di Romero dagli undici metri, su Vlaar (uno dei migliori in campo nei 120 minuti) e Sneijder.
Lo 0-0 nei tempi regolamentari e supplementari ha perfettamente rispecchiato l’andamento della partita, con i portieri raramente impegnati e le marcature del recuperato De Jong su Messi e di Rojo su Robben eccellenti ed efficaci. I due fenomeni non hanno brillato, così come non hanno brillato le altre stelle presenti all’Arena San Paolo. Anzi, hanno vinto le difese. In finale, però, ci va l’Argentina del “difensivista “ Sabella, che ha sistemato una squadra che sembrava avere pesanti lacune dietro, proteggendola con un centrocampo solido e sostanzioso (sterpitosa prova di Mascherano). Sarà ancora, quindi, Germania-Argentina, per la terza volta nella storia. Il bilancio è perfetta parità, ma al Maracanà, il 13 luglio, solo una delle due potrà sollevare l’ambitissima Coppa del Mondo. Tedeschi favoriti d’obbligo, dopo le 7 reti che hanno spazzato via il Brasile, ma a questa Seleccion, compatta ed ordinata, bisognerà comunque fare molta attenzione.
Tra primo e secondo tempo c’è poco da raccontare. Olanda e Argentina, come spesso fatto fin qui in questo Mondiale, curano molto di più la fase difensiva che quella offensiva. Messi e Robben non si accendono praticamente mai, perché sempre raddoppiati e triplicati. Higuain e Van Persie non ricevono palloni giocabili e a farla da padrone sono le immense chiusura di Vlaar da una parte e il grande sacrificio di Mascherano e Perez, scelto per sostituire Di Maria, dall’altra. L’equilibrio logora un match teso e nervoso, poco spettacolare, ma ideale per gli amanti della tattica esasperata. L’occasione più grande, però, proprio al 90’, capita sui piedi di Robben, che se l’allunga troppo e viene fermato con un tackle meraviglioso da Mascherano, che salva porta, Romero e semifinale.
Nei supplementari non accade nulla di significativo, se non il primo tiro in porta dell’Olanda al minuto 98: sempre Robben a provarci, ma Romero blocca sicuro. A cinque minuti dai calci di rigore, la clamorosa palla-match capita a Palacio, entrato nella ripresa: la palla rimbalza, l’attaccante dell’Inter, a tu per tu, colpisce malissimo di testa tra le braccia di Cillessen. Errore incredibile. Lo 0-0, però, resta tale fino al 120’ e la lotteria dei calci di rigori decide la finalista. E dagli undici metri gli argentini sono freddissimi (4 su 4), mentre Vlaar e Sneijder si fanno ipnotizzare da un super Romero. Il 13 luglio al Maracanà ci sarà Germania-Argentina, in un atteso remake delle finali del 1986 e del 1990.
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