C’era il Napoli di ieri, di oggi e di domani al funerale di Ciro Esposito. Confusi tra la folla lo storico massaggiatore Salvatore Carmando e il «Pampa» Sosa, di fianco alla bara il presidente De Laurentiis col figlio Edoardo, un paio di dirigenti e Lorenzo Insigne. Qualche passo più indietro, Gianluca Grava, responsabile del settore giovanile, e alcuni ragazzi della Primavera. I più giovani tenevano alto, con orgoglio, il gonfalone della società.
Coppa senza valore De Laurentiis ha poggiato un drappo azzurro sulla bara, poi ha preso la parola rivolgendosi ai genitori di Ciro. Mai visto così commosso il presidente del Napoli: «Cari Antonella e Giovanni, è durissima. Quando viene a mancare un figlio, viene a mancare la parte migliore di noi. In questa Italia corrotta e senza valori, Antonella ha avuto la forza di far nascere la fiamma della speranza. Lei vuole giustizia, non vendetta. Vuole che certe assurdità non rimangano impunite, ma parla di perdono». Poi, il passaggio sportivamente più significativo sulla finale di Coppa Italia, disputatasi a Roma poche ore dopo i maledetti scontri di Tor di Quinto: «Aver vinto quella Coppa Italia non ha valore, i trofei vogliamo vincerli a testa alta. Quella sera è morto il calcio italiano, rappresentato da Ciro che veniva colpito mentre difendeva un pullman di bambini e famiglie. Io spero che la sua morte permetta al calcio di ripartire, di ritrovare la cultura della sportività. Siamo troppo divisi dimenticando che invece siamo tutti italiani».
Intensa emozione Troppo forte l’emozione per continuare, De Laurentiis aveva le lacrime agli occhi mentre guardava Antonella Leardi e Giovanni Esposito. La gente ha capito e ha applaudito forte. Insigne, invece, è rimasto in disparte, aveva gli occhi bassi. Guardava stranito quella bara dove era chiuso un ragazzo che non aveva potuto assistere alle sue prodezze nella finale di Coppa Italia. Quella sera Lorenzo, autore della doppietta decisiva, si affrettò a dedicare il trofeo a Ciro. Ieri, invece, il talento della Nazionale stringeva forte sua moglie Jenny trattenendo a stento le lacrime dietro un paio di occhiali scuri. «È un dolore immenso» ha sussurrato prima di andar via. Il suo come quello di tutta Scampia, il cui stadio in via Dietro la Vigna verrà intitolato a Ciro Esposito che «rappresenterà sempre la maglia del Napoli», come riferisce a nome di Diego Maradona l’avvocato Pisani, legale della famiglia di Ciro e anche del Pibe de Oro.
Lutto mondiale Possibile che il Napoli indossi il lutto al braccio nella prima gara ufficiale della prossima stagione. La notizia della morte di Ciro Esposito ha colpito molto i giocatori azzurri. Tutti o quasi si sono espressi attraverso i social network. Lo ha fatto il capitano Hamsik, ma anche Mertens, Inler e Fernandez dal Mondiale hanno avuto un pensiero per questo loro tifoso. Ciro al San Paolo non andrà più, ma Napoli e il Napoli non lo dimenticheranno.
La Gazzetta dello Sport