INTERVISTE

Callejon: “Resto a Napoli, da qui non mi muovo.”

«Molto bene: India mangia, dorme e fa dormire. E la paternità dà una felicità che non conoscevo. E’ una bella estate, la sto trascorrendo con la mia famiglia, ora torno dai miei, sono con mio fratello e la sua compagna. E tra un poco si ricomincia con il pallone».

Si riparte da venti, come da previsioni di Benitez…

«A me andrebbe già bene farne ventuno, così per migliorarmi un po’, per dire di aver registrato un altro passo avanti. Mi accontento di poco….».

Ricorda un anno fa?

«Ero all’imbocco d’una strada che per me era ignota. L’esperienza in un Paese nuovo, cultura diversa, avversari che non conoscevo. Mi mettevo alla prova e devo dire che è andata bene, forse benissimo».

Da conservare ci sono un bel po’ di fotogrammi.

«L’inizio è stato meraviglioso, immediatamente. Gran clima di festa intorno a noi e poi una serie di successi che ci hanno inorgoglito. Divertivamo i nostri tifosi e tanto. Ma il successo della finale di coppa Italia, pur in quelle condizioni e con ciò che è accaduto fuori dallo stadio, dal punto di vista sportivo è stato davvero eccezionale: perché un trofeo ha un suo valore e finisce in bacheca e noi questo lo abbiamo conquistato dopo aver battuto la Roma, che è arrivata seconda in campionato, e la Fiorentina, che ci ha dato filo da torcere sino all’ultimo minuto della finale dell’Olimpico».

Da cancellare…?

«Ci sono state partite in cui abbiamo regalato punti agli avversari e, dunque, ne abbiamo tolti alla nostra classifica. La conseguenza è stata che troppo presto si è allargata la distanza dalla Juventus e dalla Roma. Ci è mancata la continuità nei risultati e penso che innanzitutto è su questo aspetto che dovremmo lavorare tra poco meno di un mese alla ripresa della nuova stagione».

Che Callejon deve aspettarsi Napoli?

«Un calciatore affamato, che ha sempre voglia di lavorare e di imparare, che antepone i successi della squadra ai traguardi personali. Che ha anche le sue ambizioni, ovviamente».

Domande a cui non può sottrarsi: che Napoli sarà l’anno prossimo?

«Io penso sempre più forte. C’è una storia che lo dice, questo è un club che da anni vive tra le grandi. C’è dunque da fidarsi di ciò che farà la società sul mercato, delle scelte di De Laurentiis, di Benitez, di Bigon. Io da calciatore ho il dovere di fare altro. Ma sono ottimista. Lascire il Real Madrid e venire a giocare a Napoli è stata una gran bella scelta».

Ed ora, sentirà le voci, la ammirano ovunque dopo una stagione da protagonista anche in Europa.

«E’ normale che ciò accada, soprattutto se un calciatore riesce a segnare tanto, a mettersi in mostra com’è successo a me. Ma è anche normale che io le dica: resto a Napoli, da qui non mi muovo. Conosco le regole del gioco, mi sembra naturale che in estate si chiacchieri, si discuta, ci siano notizie di interessamenti da parte di altre squadre. Ma Callejon a Napoli ci sta benissimo».

A proposito, sentito qualcuno in queste settimane?

«Il mister l’ho sentito spesso e volentieri: mi chiede della bimba, di me, di mia moglie. E’ davvero una persona straordinaria. Ma ho avuto modo di parlare con Reina, con Higuain, con altri compagni di squadra. Uno dei segreti, lo dica, è il gruppo: siamo molto amici».

Scendiamo in campo: meglio vincere la Champions o lo scudetto?

«E se fosse possibile, posso prenderli entrambi? Perché scegliere? E’ il desiderio di qualsiasi calciatore riuscire a vincere e noi siamo nelle condizioni di farlo, anche se bisogna sapere che la concorrenza è enorme e di qualità. Ma è un giochino estivo e dunque punto su entrambi, anche se la Champions, la vittoria in Europa, ha forse un pizzico di fascino in più».

Troppo presto per sbilanciarsi ma rivedendo l’ultimo campionato…

«La Juventus è fortissima, ha giocatori di un livello altissimo; e la Roma ha fatto un capolavoro. Poi però so bene che la Fiorentina ritroverà Rossi e Gomez; che la Lazio, l’Inter ed il Milan miglioreranno. Alla fine, verrà fuori una stagione durissima. Ecco perché non dovremmo concedere favori agli avversari e limitare i nostri errori».

I mondiali in tv.

«Non mi sono perso una partita, guardo pure quelle che vanno in onda la notte. Mi piace viverle, capire le difficoltà, studiare e tenermi sempre aggiornato. Mi hanno stupito le squadre del Sudamerica, la Colombia innanzitutto».

Del suo amico Zuniga.

«Un rinforzo per il Napoli. Lui è un top player, come si usa dire adesso, e l’anno scorso non lo abbiamo mai avuto a disposizione, tranne che nelle prime partite. E’ tornato il giocatore che era prima dell’intervento e ci darà una bella mano. Ma devo aggiungere che Mertens sta facendo giocate strepitose: a me sembra il migliore di tutti, finora, e non lo dico soltanto perché Dries è un mio compagno di squadra».

Uno spagnolo in questi giorni soffre, sia in campo che fuori.

«L’eliminazione dal mondiale è sempre un duro colpo da assorbire, uscire al primo turno fa ancora più male. Ma questo è il calcio, non puoi pensare di vincere sempre. Non siamo mai riusciti a giocare come sappiamo e al Mondiale basta poco per ritrovarsi fuori: il calendario non ci ha dato una mano, subito l’Olanda e poi il Cile, che sta facendo veramente bene».

Nella «nuova» Spagna non può non esserci spazio per chi ha segnato venti reti in nove mesi tra campionato e coppe, tanto in Italia quanto in Europa.

«La maglia della Nazionale rappresenta il sogno per chiunque cominci a fare il calciatore e lo è anche per me. Ci spero, mi impegnerò affinché il Ct si accorga di me: perché questa è la mia natura, dare sempre il massimo è ciò che penso sia giusto fare, poi rispetterò le scelte come ho sempre fatto».

Scelga un calciatore che le piace particolarmente.

«Ce n’è uno su tutti, da sempre, gioca proprio in Italia: ed è Pirlo. E’ un grande e può contare su una classe straordinaria».
Punti sulle quattro semifinaliste.
«Il primo turno è stato duro e rischiano di uscire altre grandi. Ma il Brasile, la Germania e l’Argentina mi sembrano forti e capaci di arrivare lontano. E poi continuo a credere nell’Italia: è dura contro l’Uruguay, ma se supera questo grande scoglio può andare a giocarsela per il titolo».

Messo in archivio il primo anno, tra un mese sarà più preparato.

«Ho avuto modo di ambientarmi in fretta, di notare le differenze tra il calcio italiano e quello spagnolo: qui c’è una cura maggiore su certi aspetti tattici, ti ritrovi spesso a giocare contro difese schierate a cinque o con vari uomini oltre la linea del pallone».

Potrebbe andare addirittura meglio.

«E’ quello che mi auguro, ma ripetersi è complicato. Io inseguo me stesso e dunque vorrei battermi, però mi creda: non avrei mai pensato, nell’estate del 2013, che sarei riuscito a segnare venti reti. E’ stato molto importante Benitez».

C’è un regalo da fare subito a India.

«Noi lavoriamo tutti per riuscire ad imporci. E ciò che vuole il Napoli lo vogliono anche gli altri. Però è chiaro che abbiamo adesso conoscenze maggiori anche di noi stessi ed è indiscutibile che la prima stagione sia servita anche per favorire l’intesa. Sento che nella prossima stagione saremo ancora più competitivi».

Corriere dello Sport

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