Bruscolotti, Juliano, e subito dopo Ferrario. Ma prima di Ferrara e del presente, cioè Hamsik. Non è difficile intuire che questa è una classifica, è una carta che canta a suon di (grandi) numeri, mettendo in fila gli azzurri più longevi nella storia del club. Bruscolotti 511 presenze e 16 stagioni, Juliano 505 ed altrettante stagioni, Ferrario 396 ed undici annate. I tre poi (Ferrario s’è sovrapposto a Bruscolotti, arrivando a Napoli nell’ultimo anno di Juliano, correva il 1977) hanno contribuito in maniera determinante a riempire quella bacheca ancora piuttosto vacante. Con uno Scudetto e due vittoria in Coppa Italia, mica poca roba. Moreno Ferrario in effetti è primo nella speciale classifica dei non autoctoni, è un milanese (è nato a Lainate) che ha vissuto per ben undici anni a Napoli, diventando uno del posto a pieni titoli, tanto da arrivare pure a dialogare in dialetto con Maradona. Che tempi…
Ferrario, ma lei si sente ancora un po’ napoletano?
«Solo un po’? Ma scherziamo, una parte di me è ancora lì, fra il San Paolo, Soccavo e poi è il caso di dire nella grande bellezza della città. Adoro Napoli, ci sono stato benissimo, ho vinto trofei, ci ho fatto quasi un’intera carriera. Come potrei non sentirmi ancora napoletano a distanza di anni?»
Tempi diversi, uomini diversi. In cosa somiglia il Napoli targato Benitez a quello suo e di Diego?
«I paragoni tengono poco. Ha detto bene: tempi e uomini diversi, modi di giocare diversi. Noi c’eravamo cementati intorno a un condottiero e in questo Diego resta unico. Ma il Napoli di Benitez è appena nato. Diamogli il tempo necessario, non come fecero all’Inter che, a dispetto dei risultati, lo mandarono via subito. E non solo, per me il terzo posto in campionato e la Coppa Italia sono i frutti di una stagione di successo».
Il Napoli però non ha un Maradona.
«Nessuno ce l’ha, credetemi. Ma il tecnico riuscirà a mettere in pratica la sua idea di calcio. Che per me potrà rivelarsi vincente».
In undici anni di Napoli lei ha conosciuto diversi allenatori, a quale si avvicina di più Benitez?
«Nessuno in particolare. Ma se dovessi esprimermi sull’argomento, direi che Rafa ha la tranquillità e signorilità di Marchesi, l’equilibrio di Bianchi ed un tipo di gioco che mi ricorda un po’ quello di Vinicio».
Dal mister alla squadra: occorrerebbe ritoccare qua e là. Ne conviene?
«Ma sì, certo. E’ consequenziale. Ci saranno di sicuro degli innesti, Benitez cercherà di completare il quadro già da questa stagione».
Quanti secondo lei?
«Non lo posso sapere. Ma se fosse per me acquisterei per prima cosa un giocatore di spessore in difesa. Poi, visto che due svizzeri su tre sono dati in partenza, prenderei due mediani con le caratteristiche giuste e in attacco una punta che sappia sostituire o anche integrarsi con Higuain. Non semplicemente il suo vice come lo è Zapata, ma un interprete del ruolo di una certa levatura. Già scafato, anche se non sarà possibile prendere gli Dzeko, gli Aguero o i Mandzukic. Quelli cioè a cui devi assicurare un posto da titolare».
Lei ne ha incontrati tanti in carriera di attaccanti, chi l’ha colpita di più?
«I nostri, i connazionali. Da un Giordano eccezionale, a Rossi e Graziani, ma quello che mi ha dato più filo da torcere è stato Spillo Altobelli».
E’ già arrivato Koulibaly, e lei di difensori se ne intende.
«Ci voleva. E’ un ragazzo che può fare al caso con quel fisico prorompente, visto che sfiora i due metri. Soprattutto per essere più ferrati sulle palle inattive, ma lui è duttile e può giocare anche a destra oltre che a centro»
Un po’ come Henrique?
«Giusto. Benitez e Bigon stanno azzeccando tutto in ottica-mercato. Da tifoso sarei più che tranquillo. Basti pensare, oltre ad Higuain che ha rimpiazzato benissimo Cavani, ai colpi di Callejon e Mertens, ma anche di Jorginho e dello stesso Henrique. Ma poi tornerà uno Zuniga rivitalizzato, e il Napoli non potrà che beneficiarne»
Il tormentone-Gonalons e il Mascherano sfumato. Cosa ne pensa?
«Che per Mascherano la vedevo già un po’ difficile e per il francese staremo a vedere. Dico che se Benitez li ha puntati vuol dire che avrebbero fatto al caso del Naopoli per quegli equilibri a cui tanto tiene. Per proteggere anzitutto la difesa, ma anche per rilanciare l’azione».
Adesso l’attenzione è puntata su Romulo.
«Lo trovo interessante, sa spingere come si deve in corsia e riesce a sbrigarsela bene anche da interno. Aggiungo una cosa. Saranno fatidici gli ultimi giorni di mercato, perché per prima cosa il Napoli dovrà essere sicuro di giocare la Champions e quindi è d’obbligo superare i preliminari di agosto. Una sicurezza del genere potrebbe favorire l’arrivo di nomi importanti proprio sul filo di lana».
Capitolo portieri.
«In primis, avrei fatto di tutto per riassicurarmi il ritorno di Pepe Reina. Oltre ad essere molto bravo è anche uno che sa fare squadra. Sarebbe diventato il nuovo leader dello spogliatoio azzurro. Diversamente, non vedo male il giovane Rafael come titolare ed Andujar come secondo, Diciamo che si potrebbe provare».
Reina inoltre è un pararigori, come lo stesso Rafael. Lei che è stato uno specialista, come gliel’avrebbe tirato?
«Reina ha grande intuito e reattività. Come lo avrei tirato? (e giù risata di gusto, ndc). Come sempre: lunga rincorsa, tiro forte, angolato e col piattone. E poi vediamo se riesce a prenderlo…»
Corriere dello Sport