Il primo “brasilianapoli” fu Innocenti Paulo I. Nome con estensione papale, ma solo perché dopo ce ne fu anche un II. Dieci anni a Napoli: dal 1926, gli esordi. Duecentoquattordici le presenze e cinque reti. Lui, il capostipite. Poi tutti gli altri. E qualcuno ha davvero fatto la storia, e la saudade (nostalgia) va al di là di classifiche. Dal baule dei ricordi escono calciatori senza età: Altafini core n’grato; Vinicio ‘o lione; e poi Canè, quello che la leggenda volle scelto da Achille Lauro perché in una foto sembrò più brutto dell’alternativa e quindi considerato più cattivo. Alemao era quello della monetina di Bergamo. Careca esaltato e però pure offuscato da Maradona. Campioni e bidoni. Qualcuno forse incompreso o arrivato troppo presto, qualche altro quando già non ne aveva più. Trenta totali i brasiliani. Trenta più uno: oriundo come già Altafini e Sormani. Si chiama Jorge Luiz Frello detto Jorginho, è italiano di Imbituba e aspetta Prandelli. Obiettivo, i mondiali 2018. I prossimi. Quelli in Brasile li giocherà Henrique, il ventitreesimo di Scolari, l’uomo in più di Benitez. Centrale difensivo di mestiere, si adatta da mediano, è stata una rivelazione da terzino. Il …Buss per Rio è partito. E Henrique l’ha preso. Rafael è invece rimasto giù. Il ginocchio rotto più doloroso della concorrenza. Starà fuori ancora un po’. Martedì ha festeggiato il compleanno sudando in palestra. S’è rotto a Swansea in Europa, e vuole tornare per la Champions. Dimostrare già in ritiro d’essere pronto, guarito, il numero uno del Napoli. In fondo è nel destino dei brasiliani azzurri. Il primo era Innocenti I…
Corriere dello Sport