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Pina Tommasielli: “Vi racconto tutti gli affari legati allo stadio”

Trasmissione televisiva BallaròI biglietti per lo stadio che avrebbe regalato a figli e amici? “Parliamo di 4 partite in 18 mesi, e di biglietti non assegnati, ma io ho mandato allo stadio 60 mila studenti”. Gli eccessi ultrà? “Troppe convenienze reciproche. Ho avuto schiena dritta con De Laurentiis, e l’ho pagata”. L’indagata Pina Tommasielli esce dalla Procura. Ma stavolta sorride. E parla. Di tutto. Lei è l’ex assessore comunale che in una emblematica intercettazione, ormai agli atti pubblici dell’inchiesta della Procura, viene definita dal capo di gabinetto una “scassa c…” perché invisa al patron del Napoli, De Laurentiis. Una perla in una conversazione riservata tra Attilio Auricchio e il vicesindaco Tommaso Sodano.

“E invece i fatti mi hanno dato ragione, purtroppo”. Pina Tommasielli esce dalla Procura ed è un fiume in piena. “Avevo visto giusto sulle insolvenze del Calcio Napoli, su certi rapporti di sudditanza che il Comune ha assunto con De Laurentiis, eccellente manager ci mancherebbe, ma che dovrebbe consentire agli amministratori pubblici di fare il loro lavoro al meglio, proprio come fa lui. La società, solo perché obbligata di fatto dalla Corte dei Conti, ha cominciato a versare al Comune quelle cospicue somme, oltre 6 milioni, che per insipienza o per ignavia non venivano riscosse. Ma altri conti restano in sospeso, a partire da quello della pubblicità sui cartelli intorno al campo. Per non dire che il marchio e soprattutto il merchandising della nostra amata squadra invade la città attraverso le stazioni di servizio, e anche attraverso l’opera degli ultrà”.

Tailleur blu, filo di perle, le carte in mano. La Tommasielli, l’ex assessore comunale allo Sport che lasciò (“Ma fui costretta dal sindaco a lasciare”) la giunta lo scorso autunno, è tornata. Con la sua aria combattiva. Altro che le lacrime o la rabbia repressa delle conferenze stampa della passata stagione. La Tommasielli lascia alle 16 la Procura dove, in qualità di indagata per peculato e sostituzione di persona, e accompagnata dal suo avvocato Domenico Ciruzzi, ha consegnato una memoria difensiva e ha risposto alle domande del pubblico ministero Danilo De Simone.

Signora Tommasielli, nella sua memoria come giustifica la vicenda dei 4 biglietti allo stadio che lei avrebbe dirottato ai suoi due figli e alle due amiche?
“Ho cercato di porre all’attenzione della Procura fatti dati e circostanze che le intercettazioni estrapolate non forniscono. Con il concorso che io ho promossi, “Napoli in Tribuna”, anche con le colleghe che si occupavano di Scuole e servizi sociali, abbiamo mandato allo stadio ben 60mila studenti, con regolari concorsi aperti a tutte le scuole, ad associazioni, e poi anche a rom e clochard. Solo per 4 partite, dico 4 in un anno e mezzo, e solo tra i biglietti rimasti non assegnati e quindi senza sottrarre posti a nessuno, di questi ingressi hanno usufruito i miei due figli con due amiche. E mai, dico mai, ho falsificato la data di nascita di questi ragazzi. Di altri nomi non so nulla”.

È indagata anche per aver provato a far cadere le multe ad un sindaco della provincia, suo cognato.
“Anche qui, vi aggiorno. Abbiamo consegnato alla Procura una intercettazione, purtroppo non trascritta, in cui – prima delle multe del mio parente – io ragionavo con l’allora assessore Donati sulla possibilità di dare un solo permesso a ciascun comune della provincia per passare nella Ztl: idea che non vedeva la Donati contraria. Ecco perché mandai il collaboratore a chiedere poi per il mio parente. È evidente che al di là di un’indagine, in cui spero presto si mostrerà la mia estraneità ai fatti, io ho pagato per la mia schiena dritta, come assessore”.

Si riferisce agli strappi polemici tra lei e De Laurentiis?
“Mi riferisco al fatto che sono stata autonoma, con lui. Non mi sono mai accomodata nel salottino dello stadio. In fondo, in termini un po’ più prosaici, me lo riconoscevano gli stessi fedelissimi del sindaco. C’è l’intercettazione in cui Auricchio dice esplicitamente di me: “una che scassa il c… e De Laurentiis non la vuole”. Più chiaro di così!”.

Però alla fine il Calcio Napoli ha versato al Comune più di 6 milioni.
“E non è mica tutto? Lo sa che il dirigente comunale non ha voluto firmare la chiusura della pratica con il consueto “nulla più a pretendere”? Lo sa che non abbiamo mai ancora visto quel famoso 4 % dei contratti di pubblicità che la società deve al Comune, perché De Laurentiis non ci mostra i contratti eccependo il segreto commerciale? E lo sa che il Comune riceve molti meno biglietti, rispetto a quelli che io ottenevo come amministrazione?”.

Cioè: quanti di meno?
“Con me: ben 500 per ogni partita casalinga, ed erano quegli ingressi che mettemmo appunto a disposizione di studenti e associazioni. Ora, appena 120 ticket. Insomma per De Laurentiis tantissimi onori e pochi oneri: e poi lui investe questi meritatissimi incassi e successi mica a Napoli. Ma a Roma, nel Cinecittà World. Questo mi indignava come amministratore. Ma sapete cosa mi diceva il mio sindaco, quando gli chiedevo di essere più inflessibile?”

Cosa?
“Mi diceva: senti Pina, ma poi ci vai a parlare tu con gli ultrà, te la prendi tu la questione con loro?”.

Tema attualissimo, quello delle prevaricazioni e delle follie di certa tifoseria.
“Appunto. Ma se non si tagliano alcune zone grigie, se non si elidono alcune convenienze reciproche, come si fa a pretendere dal “Genny ‘a Carogna” di turno, che se ne stia al posto suo in un cantuccio? C’è una cosa, sempre agli atti di questa inchiesta che mi colpisce molto. Il direttore generale del Calcio Napoli, Formisano, in un verbale di sommarie dichiarazioni dice due cose. La prima, bontà sua: che mai ha colto un nesso di alcuna natura tra la mia insistenza nel far rispettare certe regole e chiedere i soldi arretrati, e la richiesta dei biglietti dovuti al Comune. Secondo: che la società per ogni partita domestica regala a tutte le forze dell’ordine e ad uffici giudiziari 200 biglietti. Non c’è niente di male, certo. Però non è il massimo della equidistanza e della limpidezza”.

Lei si è dimessa perché indagata. Cosa pensa dei due condannati in primo grado – per vicende molto diverse – del Comune: il consigliere comunale Marco Nonno, e il vicesindaco Sodano?
“Dovrebbero dimettersi entrambi. Non mi permetto di giudicare nel merito, lo dico per stile. Io subito misi il mio mandato nelle mani del sindaco: e certo mi è spiaciuto che finisse così, per un avviso di garanzia, ma soprattutto mi ha addolorato che il sindaco non mi abbia consentito di affrontare l’aula e quella mozione di sfiducia. Io sarei andata in aula a spiegare a testa alta, senza fuggire. Per ipotesi ben più gravi è stato consentito a due ex ministre, la Cancellieri e la De Girolamo, era questione di civiltà politica, ma il sindaco non volle”.

Perché?

“Perché alla mia richiesta di andare in aula mi disse: ma che stai dicendo? Se sfiduciano te, sfiduciano me. E fui mandata via”.

La Repubblica

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