In campo si gioca, ma sugli spalti i cori sono tutti per Ciro
La Curva Ciro urla forte il suo nome, cantando come un tempo si faceva per re Diego, e poi gli chiede di tenere duro. Di non mollare. E il surreale silenzio che fino a quel momento era stato interrotto soltanto dall’innocenza delle trombe dei bambini, si squarcia in un applauso grande quanto la verità inseguita da giorni. «Olè, olè, olè, olè: Cirooo-Cirooo» . Mente e cuore: i quarantamila del San Paolo sono con lui. Dolore, rabbia. E l’avvertimento: « Non finisce così». Ritmato come un coretto. Gelido come una minaccia.
La frenesia. E allora, le quattro giornate di Napoli. Da sabato a martedì. A ieri: ennesimo giorno di un’infinita serie di domande senza risposta che, a onor del vero, al momento sembrano destinare a rimanere tali. In città l’atmosfera è più o meno la stessa delle ultime ore, quelle dell’angoscia per la vita di Ciro Esposito, ma l’imminenza della partita innesca la girandola delle ipotesi più assortite: tutti in curva con le maglie pro Speziale, come quella di Genny ‘a carogna, e con le maglie anti-romanisti e romani; contrordine: curve deserte; anzi, silenziose; ultras in corteo di protesta dal mare al San Paolo. Frenesia pura.
Mini sequestro. Le istituzioni, nel frattempo, si agitano: «Alla prima manifestazione di intolleranza e incitazione alla violenza seguiranno la sospensione della gara e i Daspo» , precisano la Questura di Napoli e il ministro Alfano. Concetti ribaditi dal presidente della Figc, Abete – con riferimento specifico a Speziale – e dal presidente del Coni, Malagò. Alla fine, le T-shirt dedicate a Speziale e sequestrate saranno tre: due all’ingresso dei Distinti e una in Curva A. Identificate le tre persone.
Blitz e Iene. Nel pomeriggio, invece, i controlli – con sequestro di hashish e marijuana – erano stati più serrati al centro storico, nella piazza-ritrovo dei Mastiffs di Gennaro-Genny De Tommaso. Che, alle 17, aveva varcato il portone della Questura dopo la notifica del Daspo quinquennale; triennale, invece, quello per Massimiliano Mantice della Curva B. Dopo la notizia, la città reagisce sul web con valanghe di messaggi e un’unica domanda: «Perché si parla soltanto di Genny ‘a carogna e non di Ciro e di un tentato omicidio?» . Gli ultras, nel frattempo, chiedono e non ottengono di raggiungere lo stadio in un corteo di protesta da Piazza Sannazaro, a due passi dal Lungomare. Mentre le Iene, inviate per realizzare un servizio televisivo in mezzo al popolo di Genny, chiedono di salire sull’anello superiore della Curva A con un biglietto valido per l’inferiore, e gli steward li pregano di accomodarsi nel settore di loro competenza. Sconti a nessuno.
I cori. La situazione, comunque, resta calma. E addirittura piatta, è la calma che scandisce le ore che precedono la partita. Le tribune si popolano gradualmente; le curve, invece, soltanto intorno alle 20.30 dopo un paio di vertici: si entra, non si entra; si entra ma in silenzio. Sì, proprio come sabato all’Olimpico. Un mutismo interrotto soltanto dai cori anti-romani e romanisti: dalle madri ai figli, ce n’è per tutti i gusti. E poi: «Infami», «Bastardi», «Chi non salta è giallorosso»; «Ultras Liberi» .
Baby Reina. Prima del fischio d’inizio, però, è un tutti per uno: «Ciro tieni duro» e «Ciro», sono i soli striscioni esposti dalle curve (rimossi dopo pochi minuti di gioco). La Curva Ciro: si respira solidarietà; trasudano dolore e rabbia. Fino alla scena offerta dai Reina all’ingresso in campo: Pepe il grande si presenta con i suoi quattro meravigliosi figli, tutti strafelici e tutti vestiti con la maglia di papà. E’ questo il calcio. Sarebbe questo.