De Rienzo: “Mentre l’ Italia pensa a Jenny Napoli si stringe intorno a Ciro”
Jolanda De Rienzo, giornalista sportiva, scrive su “NapoliMagazine.Com”: “Ciro, preghiamo tutti per te. Non è retorica, sono i fatti. Napoli si stringe intorno alla famiglia Esposito, gente per bene, che affronta dignitosamente il dolore. L’Italia invece, è distratta: pensa a Genny ‘a carogna, ai fischi rivolti dai partenopei all’Inno di Mameli. La notizia è un’altra: un ragazzo va allo stadio, per passione, ed ora lotta tra la vita e la morte. La notizia è che questo calcio così com’è non va, questo calcio non è sicuro, non è pulito, ma servono delle risposte, non semplici propagande. Partiamo dal principio, dov’erano i presidi delle forze dell’ordine nelle due zone destinate, per ragioni di sicurezza, ai tifosi viola ed azzurri? Due zone che sarebbero dovute essere le più sicure… e invece no, è proprio a Tor di Quinto, che Ciro ed i suoi amici sono stati vittime di un vero e proprio agguato militare. Lo si evince dalle immagini tratte dai video che circolano in rete, senza contare che, secondo le ultime notizie, pare che il giovane di Scampia sia stato colpito alle spalle, mentre fuggiva. Ecco, Scampia, simbolo d’illegalità, non può essere un bravo ragazzo. E invece no, colpo di scena, Ciro lavora in un autolavaggio e la sera torna a casa dalla sua famiglia e la sua fidanzata. Strano per un napoletano di Scampia, penseranno gli “italiani” indignati con davanti l’immagine di Gennaro De Tommaso e la sua maglia “Speziale libero”. Torniamo ai fatti, anche durante il percorso per raggiungere lo stadio si evinceva che le forze dell’ordine impiegate non erano necessarie a garantire la sicurezza. Questo, a dir la verità, successe anche nel 2012, quando il Napoli affrontò la Juve. Percorsi dove le due tifoserie s’incontravano, disinformazione degli steward, mi sono sentita dire “non lo so dove deve andare, non sono di Roma”, ed anche allo stadio Olimpico ancora problemi organizzativi, dall’impossibilita di prendere possesso del proprio posto assegnato, ai litigi tra tifosi fiorentini e napoletani in alcune zone stranamente “condivise”, come in tribuna Monte Mario. Il presidente del Coni, Malagò, il presidente della Federcalcio, Abete e Mario Beretta, presidente della Lega Serie A, si chiedono, ora, come sia possibile che nessuno abbia pensato di fare un annuncio per rassicurare uno stadio intero. Si, perché le notizie si susseguivano “è morto un tifoso, non si gioca” e molti cellulari erano fuori uso a causa delle reti intasate. Sono stati attimi difficili, si percepiva una forte tensione nell’aria; chi era presente sabato all’Olimpico avvertiva il timore che potesse accadere qualcosa di grave. Poliziotti e dirigenti sportivi con il capitano Marek Hamsik, sono andati dai capi ultrà della Fiorentina e del Napoli, per informarli che Ciro era grave, ma vivo. Nessuna consultazione, “nessuna trattativa con i tifosi” com’è stato sottolineato dal Questore di Roma. Era giusto giocare la partita? Probabilmente si, per garantire l’ordine pubblico, ma l’atmosfera oramai non era più la stessa. Le due tifoserie hanno deciso di rinunciare alle coreografie, nessun coro intonato nella curva del Napoli. Una partita che si è risolta già nel primo tempo, come se Hamsik, Insigne e compagni avessero giocato anche per Ciro. Sarebbe stato bello ricordare questa Coppa Italia in un altro modo: quella della doppietta di Lorenzigno (come ci piaceva chiamarlo tempo fa), che meriterebbe un’altra maglia azzurra e di volare in Brasile, dopo una prestazione d’antologia. La Coppa Italia di Marek Hamsik, finalmente faro e guida in una partita decisiva in stagione. Oggi, prima di affrontare il Cagliari, non ci saranno festeggiamenti eclatanti, nel rispetto di quanto accaduto ed anche uno dei simboli di Napoli, Diego Armando Maradona, ha fatto sentire la sua vicinanza con un post su Facebook. Aspettano e sperano tutti che Ciro stia bene”.