Messaggio al campionato Si incrociano due delle squadre più europee del campionato. Montella, che non schiera neppure un incontrista, vanta la qualità del palleggio. Sarà morto il tiqui-taca del Barça ma, come ha confermato il Benfica a Torino, nascondendo palla alla Juve, l’alto tasso tecnico paga sempre. In Italia non è coltivato a sufficienza. Il Napoli, che non rinuncia mai a quattro attaccanti, con l’aggressione talentuosa dei suoi esterni, fa eco a Bale e Ronaldo, a Robben e Ribery. Qualità nel possesso e nelle ripartenze: questa è la strada indicata dalla finale di Coppa Italia per risalire. Rafa Benitez lo dice esplicitamente: «A pensare solo al prossimo risultato, a tenere 10 uomini sotto la palla, non si va lontano. Questa finale è anche un messaggio al calcio italiano. Noi, la Fiorentina e la Roma abbiamo proposto un calcio che punta a divertire e portare la gente allo stadio». Ignorata la Juve. Montella gli ha reso onore: «Con Benitez, il Napoli ha acquisito prestigio internazionale. Ha già fatto tanto e ha ampi margini di crescita».
Fame di futuro Vincere la coppa stasera serve anche a questo: a crescere. Un trofeo da toccare trasmette la forza di un traguardo, ispira l’inizio di un ciclo, infonde un bonus di autostima. Chi vince fa già un passo avanti nella prossima stagione, perché ripartirà con più convinzione nel perfezionamento del progetto. La Fiorentina cerca il primo trofeo dell’era Della Valle, il primo riconoscimento al gran lavoro di Montella; De Laurentiis vuole girare il remake del 2012, quando sconfisse la Juve, e dimostrare che la rivoluzione di Rafa è santa e paga subito.
Emergenza viola Ambizioni simili, condizioni opposte. Montella, esordiente in una finale, arrangia una squadra seviziata da assenze e dubbi: dal portiere (forse recupera Neto) alle punte (forse uno spezzone per Rossi), passando per gli acciaccati (Borja, Gonzalo) e per il vuoto incolmabile dello squalificato Cuadrado. Punterà tutto sul palleggio e punte che negheranno riferimenti (Joaquin, Ilicic). Benitez, super esperto di finali, ha recuperato Higuain e spera che il ricordo della finale 2012, di cui fu protagonista, risvegli per magia il talento assopito di Hamsik. Da una parte soprattutto il gioco (Fiorentina), dall’altra anche le giocate di grandi solisti (Napoli).
Effetto Papa Forse per merito del passaggio mattutino in Vaticano, la conferenza dei due mister è stata una serena e sorridente chiacchierata di calcio, dal respiro europeo: anche questo è un messaggio al nostro pallone intossicato dai veleni. Godiamoci la finale di Coppa Italia Tim Cup, allora: giocano due belle italiane. Per ora, è l’unica che possiamo permetterci.
La Gazzetta dello Sport