Rita Pavone: “Napoli è sinonimo della vera musica, De Magistriis pensi a Napoli come alla donna amata”
Diego Di Flora incontra Rita Pavone intervistandola per NapoliMagazine,com. Eccone l’ estratto riportato sul sito:
La sua voce risulta tra le più riconosciute al mondo, un timbro deciso tipico delle donne determinate, una grinta che a distanza di anni non perde potenza ma anzi diventa l’elemento caratterizzante della sua carriera, un’affascinante artista che l’Italia vanta e che ci invidiano in tanti Paesi. Intervistare Rita Pavone per “NapoliMagazine.Com” è come incontrare una leggenda, la storia della musica italiana che ti parla e si racconta con estrema intimità.La sua carriera è interminabile e rappresenta una continua ascesa verso successi riconosciuti da tutti, e dopo tanti anni è affascinante ritrovarsi davanti un’artista con la A maiuscola che si mette di nuovo in gioco e riparte con un tour nuovo, decisamente moderno, che Rita regala a se stessa e al suo amato pubblico che per nove lunghissimi anni l’ha attesa senza mai dimenticarla.Credo che il panorama della musica leggera italiana abbia bisogno di artisti come lei che ci tengono ancorati alla storia del nostro Paese, che ci portano in giro per il mondo, che ci trasmettono l’amore verso la musica e che dopo anni di successo restano sempre con i piedi per terra.Nelle sei tappe del suo tour non poteva mancare quella napoletana, infatti il 13 maggio Rita sarà al Teatro Augusteo a proporre alla città che da sempre l’ha adottata il suo live, frutto di un lungo lavoro di squadra che sicuramente i napoletani apprezzeranno.
Rita, la tua è una delle voci più particolari del panorama italiano da sempre, il tuo timbro così inconsueto ti rende unica, ma sei soprattutto una persona che di musica ne capisce: cosa ne pensi dell’attuale discografia italiana?
“Senza la musica la gente non può vivere. E io credo che sebbene ci sia una innegabile crisi del mercato discografico (tanto per dire ai miei tempi per il disco d’oro bisognava aver venduto un milione di dischi mentre oggi basta aver venduto 25.000 copie!) la musica continui ad essere un filo importante delle nostre vite. E mi pare che la musica italiana stia bene e che ci siano ottimi interpreti anche se, a dire la verità, non vedo grandi canzoni, perché ci sono pochi grandi autori capaci di scrivere brani cuciti su misura per le diverse personalità degli interpreti”.
Il tuo esordio risale, più o meno, al Festival degli Sconosciuti di Ariccia agli inizi degli anni Sessanta, una specie di talent show di quei tempi. Dopo circa 50 anni cosa ne pensi dei talent televisivi che ci inondano di nuovi emergenti?
“I talent sono un’ottima occasione per i giovani e hanno rivelato alcuni interpreti decisamente interessanti come Alessandra Amoroso, Emma, Marco Mengoni, tanto per citarne alcuni. Temo solo che la fama e la notorietà immediata, che regalano trasmissioni di questo tipo, possano non preparare i giovani ad affrontare eventuali momenti di calo e di crisi che facilmente si avvicendano durante una carriera. Così come credo che la facilità di immagine che garantiscono i talent show (abiti, trucco, look, coreografie, scenografie, luci) possano finire per bloccare la crescita della personalità e del carattere di questi giovani interpreti. Quello che mi sentirei quindi di consigliare a questi ragazzi è di cercare di far valere sempre, e sempre di più, la propria personalità e la propria creatività artistica, magari riflettendo a fondo sulle scelte dei brani che intendono proporre nei loro primi dischi, perché talvolta, anche se firmati da autori rinomati, possono rivelarsi non rispondenti alle inclinazioni musicali o vocali dell’artista esordiente. E, se si sbaglia il primo passo, sarà difficile riuscire a fare il secondo”.
Nella tua carriera hai fatto di tutto. Hai qualche nostalgia?
“Sono stata molto fortunata nella mia vita e non ho nostalgie particolari. Ho cantato, ballato, interpretato film e spettacoli teatrali, sempre diretta da grandi professionisti come Antonello Falqui, Lina Wertmuller, Franco Branciaroli, Filippo Crivelli, Don Lurio – per citarne solo alcuni – e a fianco di artisti di eccezionale levatura come Gianni Morandi, Raimondo Vianello, Pino Micol, Giulietta Masina, Giancarlo Giannini e il vostro straordinario Totò, un vero Principe dello spettacolo, con il quale ho avuto la gioia di esordire sul grande schermo con “Totò e Rita la figlia Americana“, diretto da Piero Vivarelli. Potrei dire che mi avrebbe fatto piacere affrontare un ruolo in un grande musical ma non mi si è mai presentata l’occasione, forse anche perché in Italia si è iniziato tardi a produrre questo genere teatrale, così come non nego che sarei rimasta volentieri in America all’inizio della mia carriera perché negli USA si ha veramente la possibilità di imparare a fare grandi spettacoli. Magari oggi sarei a Las Vegas a fare degli shows. Ma allora ero minorenne e mio padre non se la sentì di concedermi questo permesso”.
Qual è il segreto della tua eterna giovinezza?
“Eterna giovinezza? Magari! Nessuno è eternamente giovane e, devo dire, meno male, perché ogni età ha i suoi lati piacevoli e sarebbe un peccato non viverla fino in fondo. Per il resto, cerco di mangiare sano e di non esagerare, di dormire il giusto e soprattutto di continuare a fare il mestiere più bello del mondo: un lusso che lassù qualcuno mi ha concesso e per il quale ringrazio continuamente il cielo perché non può esserci più grande gioia al mondo che essere felici di quello che si fa”.
C’è una tua canzone a cui sei affezionata in particolar modo e perchè?
“Scelta difficile perchè per un motivo o per l’altro – per la musica composta da grandi autori come Bacalov o Morricone oppure per le occasioni di successo che mi hanno dato – sono legata a moltissimi brani del mio repertorio. Forse “Cuore” perché è il brano che ha avuto più successo nel mondo intero, che ho interpretato in più lingue e che quindi mi accomuna ad un pubblico vastissimo”.
Dopo il tuo addio alle scene ritorni a gran sorpresa e lo fai con un tour dedicato al pubblico. Mi racconti come è nata l’idea del tour e soprattutto cosa lo caratterizza?
“L’idea del tour è nata dopo il successo che ha ottenuto il mio ultimo doppio CD MASTERS, un album che volevo fare da 50 anni, con le canzoni che ascoltavo da ragazzina, prima ancora di avere successo e che, in due anni, ho prodotto facendo tutto da sola. Scegliendo canzoni che avessero una storia, chiedendo le autorizzazioni alle major americane, trovando un arrangiatore, Enrico Cremonesi, straordinario, e poi collaborando per la traduzioni con numeri uno assoluti come Lina Wertmuller, Enrico Ruggeri e Franco Migliacci, perché volevo che le traduzioni italiane avessero un’anima e potessero essere “moderne”. E dopo tanto impegno – e dopo gli ottimi riscontri sia di critica che di pubblico – mi è venuta la voglia di riproporre alcuni di questi brani anche “live”. E allora, sempre insieme con Cremonesi, abbiamo lavorato ad uno spettacolo che vorremmo fosse una gioia non solo per le orecchie – grazie ad un ensemble di 8 eccezionali musicisti – ma anche per gli occhi – grazie a numerosi materiali fotografici e video che accompagneranno i brani. Certo riproporrò le mie pagine importanti, i brani storici, ma non sarà un viaggio nostalgico perché tutti i successi – pur mantenendo la magia che li ha resi tali – saranno rivisti e ri-arrangiati secondo il gusto di oggi e, alternati a questi, interpreterò sicuramente anche alcuni dei brani del mio nuovo album, cercando di dar vita ad una scaletta che di rimando in rimando sia quanto mai attuale e legata al presente”.
Se ti dico Napoli cosa ti viene in mente?
“Tante, tantissime cose. Napoli è parte della mia vita. Ho a Napoli più amici che a Torino, che è la mia città natale. Adoro questa città. La sua schiettezza e la sua allegria la ritrovo solo a Rio De Janeiro. E poi c’è un ricordo indelebile che porto sempre con me. Era il mio primo appuntamento instore. L’appuntamento con i fans per la firma dei dischi. E quello era il primo con i miei fans napoletani. Fu però un evento che non ebbe storia. Meglio sarebbe dire che ci fu un evento, ma non quello previsto. La ragione? Beh, io venivo dal grande successo televisivo di Studio 1 e avevo già una notevole popolarità. Quel giorno, proprio perché sono una che non dà mai nulla per scontato, decisi, invece di arrivare alle 16,00, come era previsto, per timore che non ci fosse ancora nessuno, di tardare. Pregai l’autista di attendere ancora qualche decina di minuti prima di andare in auto alla Rinascente, che era il luogo dove l’incontro era previsto. Improvvisamente, quasi appena usciti dall’hotel, ci trovammo in mezzo ad un caos incredibile. Tutto il traffico era bloccato. Gente che urlava, clacson che strombazzavano. L’autista disse: “Mi sa che avremmo dovuto uscire prima. Pare che ci sia un comizio di Togliatti”. Allora Teddy Reno, oggi mio marito, ma all’epoca io gli davo del lei e lo chiamavo Signor Ferruccio, si rivolse ad un vigile e gli chiese: “Ma che succede? E a causa del comizio?“. E questi gli rispose: “Macché. Pare che ci sia Rita Pavone alla Rinascente. I fans hanno bloccato tutto. Da qui non si passa“, non accorgendosi che Rita Pavone era invece accucciata dentro l’auto. Fummo costretti a tornare indietro, e solo a sera inoltrata, venimmo a sapere che qualcuno aveva confuso una ragazzina dai capelli rossi che se ne stava all’interno della Rinascente per me, e che i fans, irrompendo con forza nel grande magazzino, avevano provocato danni per milioni di lire. Ricordo che un articolo al riguardo, con uno strillo enorme, apparve su “Il Mattino” di Napoli il giorno seguente. Ma, al di là di questo simpatico ricordo quasi adolescenziale, ci sono tantissimi altri ricordi legati a questa bella città. Uno su tutti? L’aver girato a Napoli tutti gli esterni di “Rita la Zanzara“ con Giancarlo Giannini e la regia di Lina Wertmuller. Napoli è per me sinonimo di Musica, quella con l’iniziale maiuscola, quella che nasce dall’uomo, dalle sue passioni, dalla sua strada. E, in tal senso, mi auguro proprio che Mesolella possa essere mio ospite sul palco dell’Augusteo insieme allo straordinario Raiz. Quando Fausto suona la chitarra è come se stesse accarezzando una donna! Le infonde un’anima e una sensualità quasi umana”.
Se potessi dare un consiglio al Sindaco di Napoli cosa gli diresti?
“La situazione di Napoli non è facile e sarei presuntuosa a pensare di poter dare consigli a lui come a chi lo ha preceduto per risolvere i problemi di Napoli. Diciamo che da cantante forse gli dedicherei “Per tutta la vita”, un bellissimo brano composto negli anni ’70 da Pino Scotti e Alberto Testa, per invitarlo a pensare alla sua città come alla donna della propria vita, quella che si è scelto di amare per sempre e che non si dovrebbe mai tradire. E “amare” in questo caso vuol dire valorizzare i suoi tesori, sia artistici che culturali che paesaggistici; intervenire nelle zone e nelle situazioni di degrado e non “tradire” vuol dire portare avanti la propria storia e la propria tradizione cercando nuove strade e percorsi per il futuro”.
La forza del tuo personaggio è sempre stata anche l’immagine: come si crea il look di Rita Pavone?
“Cercando di essere a proprio agio! Non mi sono mai fatta guidare troppo dalla moda e dagli stili ma ho sempre cercato di assecondare la mia personalità. Sono una persona pratica e schietta e gli abiti che indosso devono consentirmi di essere me stessa. Nessuno potrà essere migliore o più interessante solo perché indossa qualcosa che è firmato o di moda. E’ meglio che sia la personalità a rendere interessante l’abito!”.
So che sei molto sensibile alle tematiche sociali che riguardano le donne: secondo te come si può arginare il fenomeno così dilagante del femminicidio?
“Lo Stato può fare molto con leggi più severe – e mi pare che si stia muovendo in tal senso. Ma credo che la responsabilità più grande sia quella dell’educazione dei figli, maschi e femmine che siano. E’ fondamentale che una madre e un padre insegnino loro il rispetto in generale nei confronti degli altri e che magari ricordino, con convinzione, con motivazioni ed anche con esempi propri, in famiglia, che una donna non si picchia neanche con un fiore! Sarà una frase fatta e antica ma le nostre nonne non dicevano mai frasi a caso!”.